Le ultime settimane hanno un perdente, la tecnologia, e un vincente che sta tornando a catturare l’attenzione di investitori alla ricerca di titoli difensivi, la farmaceutica o Health Care come è più comunemente conosciuto il settore.
Soprattutto negli Stati Uniti dove hanno sede le multinazionali del Tech, ma anche le big pharma, questa dinamica ha preso consistenza confermando il desiderio di “difesa” di un mercato che nell’ultimo anno ha premiato il growth a discapito del value. Ma con sempre meno convinzione e soprattutto rendendo sempre meno marcati i confini tra value e growth.
Prendendo come riferimento gli ETF di iShares S&P500 Information Technology e iShares S&P500 Health Care, i numeri degli ultimi 12 mesi per gli investitori europei vedono ancora il segno meno tra i farmaceutici (causa dollaro) e il segno più in doppia cifra (+13%) per il Tech ma in ridimensionamento rispetto al picco di alcune settimane fa.
Ma è a distanza di 3 anni che si comprende bene cosa è successo. Il Tech ha più che raddoppiato il suo valore (+125%), i farmaceutici praticamente immobili con un modesto +5%.
Azioni settore farmaceutico: una spinta dai delusi dal Tech?
In pochi se ne sono accorti, ma ad agosto di quest’anno sul settore Health Care gli investitori hanno avuto un’occasione clamorosa di acquisto. Il grafico dell’indice S&P Healthcare in dollari Usa dimostra in modo evidente quando attraente fosse quella finestra di ingresso.

Colpita la up trend line di lungo periodo i prezzi sono letteralmente decollati con gli analisti disturbati da una potenziale figura tecnica di inversione che avrebbe provocato un cambio di tendenza epocale per il settore. Settore che negli ultimi 10 anni ha raccolto in euro il 125% di guadagno, tradotto in tasso di crescita annuo composto significa l’8,5% all’anno. Poco più di un terzo del 22% a 10 anni raccolto dal settore tecnologico.
A questo punto un processo di mean reversion potrebbe individuare proprio nel mondo Health Care un ideale settore verso cui gli investitori in uscita dal Tech potrebbero indirizzare i propri favori.
Nello specifico dell’ETF di iShares, 50 delle 60 società presenti fanno da contorno essendo le prime 10 aziende rappresentative del 55% del portafoglio. Eli Lilly occupa da sola l’11% del portafoglio, seguita da J&J, AbbVie e la società di assicurazioni sanitarie UnitedHealth recentemente caduta in disgrazia dopo alcuni scandali. Abbott, Merck e Thermo Fisher completano le prime società di un portafoglio che contiene anche società appartenenti al mondo bioTech come Amgen e Boston Scientific.
Se i massimi storici sono ormai a portata quello che lascia perplessi circa l’evoluzione futura di questo settore sono le valutazioni. Il rapporto prezzo utili indicato da iShares supera 30 e il prezzo valore di libro 5. Valutazioni che difficilmente potrebbero inserire questo ETF nello stile value confermando che le distinzioni di un tempo non sono più così nette. Ma certamente un settore più “cheap” di quella tecnologia che nell’ETF in questione prezza 45 volte gli utili e 15 volte il valore di libro contabile. Nvidia, Microsoft e Apple fanno sentire i loro effetti sulle valutazioni.