La recente decisione dell’ OPEC+ di tagliare a partire da maggio la produzione di petrolio di 1 milione di barili al giorno, ha infiammato il prezzo del greggio. Il WTI americano ha ritrovato quota 80 dollari al barile sull’onda di una decisione arrivata poco dopo la scelta dell’Arabia Saudita di ridurre di 500 mila barili al giorno l’estrazione.
Emirati Arabi, Kuwait e Iraq i paesi che sopporteranno l’impegno più consistente di riduzione, inserita in un contesto in cui la Russia prorogherà il taglio di 500 mila barili inizialmente previsto fino a giugno 2023 per tutto l’anno.
Mossa ovviamente non gradita dalle banche centrali occidentali impegnate nello smorzare l’inflazione, e a al dollaro americano, ritornato a puntare con decisione area 1,10 contro euro. Mossa che però è stata molto apprezzata dalle compagnie petrolifere e dal settore energy mondiale in generale.
Puntare sulla ripresa del prezzo del petrolio
Il grafico dell’ETF Xtrackers Msci World Energy sotto questa prospettiva appare illuminante. Da novembre 2022 una correzione in due onde (gli analisti tecnici le chiamerebbero zig zag) ha portato i prezzi a ridosso dei minimi del 2022, ma soprattutto della linea di tendenza che sale dai minimi Covid.
L’ETF ha una naturale esposizione orientata verso gli Stati Uniti con un peso del 63%. Seguono Canada e Regno Unito con l’11% ciascuno. Exxon, Chevron e Shell le prime tre società di un portafoglio dove le top ten rappresentano il 60% del paniere complessivo costituito da meno di 60 partecipazioni.
Gli ultimi 3 anni sono stati particolarmente esaltanti per il settore con un rialzo di quasi il 150% che però si smorza e di parecchio a distanza di 5 anni; la crescita totale è infatti di poco superiore al 50%. Plusvalenza inferiore a quella di un indice azionario globale Msci World che ha raccolto più del 65% nello stesso arco temporale. Attenzione anche al dato di volatilità del settore energy decisamente più alto rispetto a quello di un azionario globale come certifica il 30% dell’ultimo anno. In sintesi, non certo il miglior investimento in termini di rapporto tra rischio e rendimento.
Utilizzando però i dati forniti da Msci, ci accorgiamo che l’investimento in azioni legate all’energia dal 1994 hanno fornito un rendimento annuo composto del 8,6% con un premio di 0,9% rispetto all’indice globale. Volatilità decisamente più alta di quella dell’indice diversificato per eccellenza che abbatte lo Sharpe Ratio a 5 anni anni ad un livello inferiore a quello dell’indice Msci World.
L’ETF di Xtrackers è il più capitalizzato tra quelli (sei) che replicano l’indice Msci World Energy. Il quasi miliardo di euro assicura liquidità che si combina ad un costo del prodotto dello 0,25% annuo. Curiosamente, a distanza di 5 anni, si notano importanti differenze tra ETF che replicano lo stesso indice. L’ETF della casa tedesca offre il miglior ritorno staccando di appena un punto il prodotto di SPDR, ma di quasi 6 punti percentuali quello di Amundi che replica lo stesso indice.
Naturalmente la scommessa di chi va lungo di azioni petrolifere è quella di una ripresa del prezzo del petrolio. Se a causa di tensioni geopolitiche o di una ripresa economica grazie al taglio dei tassi in estate, lo scopriremo nel corso delle prossime settimane. L’analisi tecnica sembrerebbe supportare una ripartenza, ma attenzione agli investitori di medio lungo periodo. La volatilità di questo settore “drena” parecchio rendimento.