La strategia fattoriale, più comunemente nota anche come Smart Beta, negli ultimi anni è stata messa in evidenza da diversi analisti e influencer della finanza come vera alternativa ad indici di mercato benchmark ormai concentrati su una geografia (l’America), un settore (la tecnologia) e una manciata di aziende.
Nel 2025 questa strategia sintetizzata dai cosiddetti ETF multifactor effettivamente ha regalato grandi soddisfazioni ai suoi investitori, ma come vedremo è solo un pannicello caldo per compensare le delusioni degli anni passati.
ETF fattoriali: performance a confronto
Per fare un’analisi di confronto con l’andamento del mercato azionario globale ho preso gli ETF fattoriali di iShares. Partendo dal multifactor che raggruppa in un unico portafoglio i principali fattori di investimento, ho aggiunto separatamente anche gli ETF della serie Edge World Value, Momentum, Min Volatility e Quality.
Cominciamo subito con il dire che la sfida tra Msci World e Msci World Multifactor si è chiusa nettamente a favore del secondo che mette a segno un +11% contro il +7% del mercato.
Dobbiamo tornare al 2022 per rivedere una overperformance del multifattoriale quando limitò il calo a -10% contro il -13% del mercato.
Se andiamo però dentro ai singoli fattori scopriamo che in realtà solo uno ha battuto (e nettamente) il mercato tradizionale, mentre tutti gli altri hanno realizzato performance inferiori. Il Value infatti ha doppiato la performance del multifactor e triplicato quella del mercato con un +22%. Il Momentum ha avvicinato il mercato con +6%, Quality vicino a zero, bassa volatilità sotto zero.
Interessante notare come anche nel 2024 c’era stato un solo fattore che ha battuto il mercato, ovvero il Momentum. Lo stesso accadde nel 2022 ma quella volta accadde al Quality. E forse sarà un caso ma il cerchio si chiude nel 2022 quando con Borse negative il Min Volatility perse appena il 4% risultando il migliore.
Ma a distanza di 5 anni come si comportano gli ETF Smart Beta?
Il Multifactor rimane ancora dietro all’azionario globale di circa 6 punti percentuali, mentre tra i singoli fattori solo il Momentum batte il mercato (96% vs 87%). Momentum che assieme al Min Volatility dimostra anche di avere una miglior capacità di contenere la volatilità.
Dinamica che si conferma anche a 10 anni con un distacco maggiore per il Momentum rispetto al mercato (236% vs 199%) mentre il multifactor lo troviamo a grande distanza (+155%). Il fattore a bassa volatilità si conferma il peggiore nel decennio con una performance esattamente pari alla metà di quella del mercato.
Strategia multifattoriale che serve per diversificare gli indici principali ma che dal punto di vista delle performance e della volatilità non ha offerto nell’ultimo decennio nessun valore aggiunto. Il 2025 potrebbe essere l’anno dell’inversione di tendenza?