Lazy Portfolio, chi ha stupito nel 2025 | Investire.biz

Lazy Portfolio, chi ha stupito nel 2025

12 dic 2025 - 09:48

12 dic 2025 - 09:48

Nel 2025 ci sono stati Lazy Portfolio che hanno quasi doppiato il rendimento del classico 60/40. Ma nel lungo periodo l'oro presente in questi lazy luccica meno

A pochi giorni dalla fine del 2025 è tempo di bilanci anche tra i cosiddetti Lazy Portfolio. I portafogli pigri riempiono l’immaginario collettivo degli investitori che rifuggono la semplicità, il classico 60/40 è un esempio di portafoglio semplice da attivare con il fai da te; ma i Lazy Portfolio sono fatti anche per ricercare una semplicità condita di ingredienti magici che dovrebbero nelle intenzioni offrire maggiori rendimenti. Ma è veramente così?

Nel 2025 probabilmente sì, ma come i gestori attivi nel lungo periodo molto difficilmente battono gli indici passivi, anche i Lazy Portfolio sembrano essere più un affascinante modo per sentirsi degli investitori evoluti che non nel concreto delle efficaci macchine da guerra finanziaria.

 

 

Lazy Portfolio: 2025 ok ma attenzione

Quando si parla di Lazy Portfolio una premessa è sempre doverosa. Questi portafogli nascono per consentire anche agli investitori non evoluti di trovare soluzioni facili da implementare e possibilmente durature nel lungo periodo. Per alcuni gli obiettivi sono quelli della stabilità del capitale senza perdere il treno della crescita, per altri massimizzare il rendimento in ogni condizione di mercato.

Non necessariamente la maggiore performance è il miglior metro di giudizio, ma si sa è anche il numero spesso più gettonato quando le cose vanno particolarmente bene. E chi frequenta il web sa bene che ogni anno c’è un Lazy Portfolio che sembra essere la ricetta magica per la vita. La realtà è che i Lazy non sono perfetti e hanno condizioni di mercato più favorevoli e altre meno.

Nel 2025 ci sono stati effettivamente Lazy Portfolio che hanno fatto faville, ma attenzione a dipingerli come buoni per ogni situazione.

 

 

Performance a confronto

Non li ho analizzati tutti, veramente tanti, ma ho preso solo i più celebri utilizzando la piattaforma Portfolio Visualizer che utilizza di default gli “originali” portafogli. Le asset class sono prevalentemente quelle americane valorizzate in dollari.

Gli ETF che ho messo in sfida sono:

  • 60/40 (60% azioni, il resto bond americani);
  • Permanent Portfolio (un quarto equamente ripartito tra cash, oro, azioni Us e bond a lungo termine);
  • All Seasons Portfolio di Ray Dalio (30% di azioni US, 40% di bond US a lungo termine, 15% di bond a medio termine, 15% ripartiti tra commodity e oro);
  • Coffee House (40% di bond lunghi, e 10% a testa tra azioni US large cap, azioni internazionali, Reits,  azioni US value, small cap e small cap value sempre US);
  • IVY Portfolio (20% equamente divisi tra azioni USA, azioni internazionali, Reits, Commodities e Bond US);
  • Golden Butterfly (20% equamente divisi tra azioni USA, bond a lungo termine, oro, bond a breve termine e azioni US Small Cap Value).

Alla fine di novembre il vincitore morale del 2025 è stato il Permanent Portfolio con un eccellente +22%, seguito dal Golden Butterfly (+20%), poi All Seasons (+14%), 60/40 (+13%), chiudono Ivy e Coffee House a +11%.

Il Permament assieme al Golden Butterfly si confermano (grazie alla generosa componente di oro) eccellenti portafogli anche dall’era Covid in avanti con un rendimento annuo composto del 8,7%. Ma attenzione perché, pur con una volatilità superiore, il 60/40 mette la freccia e batte tutti dal 2020 con un +9,2% annuo composto.

Ok, ma sicuramente a 20 anni gli esiti della sfida cambieranno a favore di questi gettonatissimi lazy portfolio. E invece no. Il 60/40 sta ancora davanti a tutti con un solido +8,1% annuo, seguito dal Golden Butterfly con +7,9% e il Permanent con +7,3%. Quasi 1 punto e mezzo percentuale ogni anno è stato il ritardo del Lazy di Ray Dalio All Seasons.

Sulla volatilità permane lo svantaggio per il 60/40, ma come spesso accade il bias di guardare con maggior attenzione alle notizie più fresche e recenti come indicatori del futuro si rivela un errore.

E il povero e bistrattato 60/40, a quanto pare, è stato molto più performante di tanti attraenti lazy portfolio nell’ultimo ventennio. Ma lo sappiamo. L’anno prossimo un altro lazy catturerà le pagine dei giornali o spopolerà tra i finfluencer e ancora una volta passerà nel dimenticatoio quella che ciclicamente viene considerata una strategia datata.

 

 

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