Nel 2020 il mercato dei bond ha conosciuto il suo punto di massimo fulgore con l’arrivo della pandemia e l’applicazione da parte delle Banche centrali di misure di politica monetaria straordinarie.
Ma poi quel tentativo di rivitalizzare un commercio globale che si era spento dopo pochi mesi ha chiesto indietro il conto con lo scoppio di una delle bolle speculative meno pubblicizzate ma più drammatiche della storia recente. Soprattutto perché chi è rimasto coinvolto in quella bolla, clienti con profili di rischio conservativi, mai si sarebbero atteso perdite in doppia cifra ancora oggi da recuperare per diversi strumenti che investono in reddito fisso.
Dal 2020 ci sono stati però due strumenti obbligazionari che hanno prodotto un rendimento annuo composto superiore al 5% annuo.
ETF Obbligazionari con rendimenti maggiori del 5% annuo
Sto parlando di due comparti con volatilità sì superiore a quella di bond con scadenze intermedie, ma non dissimile da bond con scadenze lunghe, quelli più massacrati dallo scoppio della bolla del tasso zero. Obbligazioni convertibili e Bond High Yield a breve scadenza americani sono i due protagonisti dell’articolo di oggi.
Con volatilità annua del 9%, gli ETF SPDR Global Convertible Bond e Pimco Us Short Term High Yield Bond hanno regalato agli investitori in euro rendimenti superiori al 5% annuo, il 38% di performance complessiva per l'ETF High Yield, quasi il 30% per la versione convertible bond.
Non esenti dal crollo dei mercati nel 2022, soprattutto i bond convertibili, questi due ETF hanno saputo sfruttare molto bene quella componente equity reale (nelle convertibili) e indiretta (High Yield) tipica di strumenti speculativi come questi.
L’ETF di Pimco replica l’indice BofA Merrill Lynch US High Yield Constrained 0-5 investendo in bond americani con rating non investment grade scadenza compresa tra zero e 5 anni.
Unendo il buono della bassa duration (2 anni) a quello dell’alto rendimento (7%), l’ETF di Pimco ha saputo cavalcare molto bene un periodo di compressione degli spread creditizi e benevolenza dei mercati verso gli asset a rischio.
Lo stesso è accaduto per l’ETF di SPDR che investe in obbligazioni convertibili, ovvero bond che contengono implicitamente una componente azionaria essendo i valori dei corsi delle obbligazioni dipendenti dall’andamento dell’azione sottostante l’opzione di conversione. Anche in questo caso una scadenza media limitata a 3 anni e un peso prevalente di convertibili americane hanno prodotto un risultato eccellente che sulla performance triennale assomiglia a quella ottenuta da un tipico bilanciato 60/40 globale.
Due componenti di un portafoglio obbligazionario indubbiamente volatili e rischiose che hanno agito da ottimo antidoto contro lo scoppio della bolla del tasso zero sui bond. Difficile immaginare un passo ancora così sostenuto nei prossimi anni, ma come sempre diversificare le fonti di rendimento, anche obbligazionarie, è un esercizio gratis con molti più pro che contro. E questo esempio ne è la dimostrazione.