Investire diversificando gli asset dal punto di vista geografico è indubbiamente una delle attività preferite dagli investitori da tanti anni. Dopo la crisi del 2008 ha acquisito però importanza anche l’investimento fattoriale, o meglio conosciuto come smart beta.
Investire in un paniere di società che presentano caratteristiche specifiche di volatilità, momentum, dimensioni, valore e qualità del bilancio ha rappresentato per diversi investitori un modo differente e diversificante per mettere al lavoro i propri risparmi sui mercati finanziari uscendo dalla consolidata logica geografica.
Ma come si è mosso l’investimento fattoriale nel 2024?
Il punto di partenza è sempre il risultato dell’indice benchmark per eccellenza, l’indice All Country World che somma paesi sviluppati ed emergenti. Per comodità e maggiore diffusione prenderemo come parametro di riferimento l’indice MSCI ACWI replicato da SPDR e che dall’inizio dell’anno ha raccolto naturalmente in euro una performance del 27%.
Attorno a quello che possiamo definire il rendimento del “mercato” cercheremo di capire se e chi ha fatto meglio e chi no.
Cominciamo subito con il dire che la versione mondiale dell’ETF iShares Multifactor che assembla tutti i factor in un unico contenitore ha performato come l’azionario replicato da SPDR ACWI. Quindi un pareggio, non sufficiente però al Multifactor per recuperare il terreno perduto negli anni passati.
Andando sui singoli fattori il vincitore indiscusso è il fattore momentum. Con un +40% di performance seguire la “tendenza” si è rivelata una strategia più vincente del classico indice di mercato globale market cap.
Ma anche un altro fattore, il Quality quindi le aziende con fondamentali di bilancio solidi, sempre a livello globale ha raccolto lo stesso risultato dell’azionario mondiale tradizionale nel 2024. Chi è rimasto attardato di circa 7 punti percentuali è il fattore che punta sulle azioni a bassa volatilità.
Ancora una volta fanalino di coda con performance che sono praticamente la metà di quelle raccolte dall’azionario globale, gli stili size, ovvero le società con capitalizzazione da media impresa, e value. Quest’ultimo sintetizza le società con indicatori fondamentali molto a sconto (come, ad esempio, il rapporto prezzo utili oppure il prezzo valore di libro) confermandosi a distanza di 5 anni un fattore incapace di tenere il passo di quality e momentum. Per questi ultimi due le performance in un lustro superano il 90%. Per gli altre tre fattori in cinque anni il ritorno complessivo risulta compreso tra 40% e 45%.
Ritornando sul contenitore aggregato Multifactor, mixando i fattori al suo interno il risultato a 5 anni segna un +70%, ovvero 10 punti in meno rispetto all’azionario globale tradizionale che si mantiene la scelta vincente dal 2019 ad oggi.