L’economia canadese sta vivendo una fase molto delicata a causa delle note questioni collegati a dazi voluti da Trump in aperto conflitto con i vicini di casa, ma anche di accordi commerciali traballanti che non garantiscono quella stabilità che ogni azienda o Paese richiederebbe per poter programmare il futuro su basi solide.
Le ultime notizie che vorrebbero Trump in uscita dall’accordo a tre firmato da Canada, Messico e Stati Uniti ai tempi della prima Presidenze in sostituzione del NAFTA, hanno alimentato nuove incertezze attorno ad un paese che sta però dimostrando di voler reagire prontamente agli attacchi trumpiani portati direttamente al cuore dell’economia canadese.
Economia Canada spinge il loonie
La disoccupazione a novembre in Canada è scesa ancora pur rimanendo sopra il 6%, l’inflazione si mantiene stabile tra il 2% e il 3%, la produttività è in aumento, ma soprattutto la Banca centrale canadese è stata molto reattiva nell’abbassare i tassi di interesse in modo più aggressivo degli Stati Unit. Alla luce dei recenti dati i tassi potrebbero aver toccato un punto di minimo importante per consumatori e imprese.
In tutto questo c’è anche un dollaro canadese che ha subito una importante svalutazione, ma che proprio sull’onda delle aspettative degli operatori addirittura di un possibile rialzo dei tassi nel 2026, nelle ultime settimane ha reagito bene rafforzandosi contro dollaro americano. Questo nonostante un prezzo del petrolio, materia prima di cui il Canada è ricco, che ristagna attorno ai 60 dollari al barile.
Borsa Canada sale ai massimi storici
La Borsa canadese ha ovviamente gradito il taglio dei tassi dei mesi scorsi. Negli ultimi 12 mesi l’ETF di iShares che replica l’indice Msci Canada ha toccato un nuovo massimo storico facendo decisamente meglio rispetto alla borsa americana (+13% vs +3%) ma anche rispetto al resto del mondo visto che un ETF globale ha fermato la sua performance annuale a +6%.

Ma la Borsa canadese fa meglio dell’azionario globale anche a distanza di 5 anni e non è distante dagli Stati Uniti. Infatti iShares Canada ha realizzato in 5 anni un guadagno del 98% in ritardo di appena 2 punti percentuali rispetto a Xtrackers Msci USA.
Graficamente si comprende benissimo quanto il Liberation Day di Trump ad aprile abbia rappresentato il detonatore per l’esplosione verso l’alto delle quotazioni della borsa canadese.
Fissare degli obiettivi è impossibile anche se una pausa di riflessione dopo una salita così verticale è da mettere in preventivo; certamente stupisce questo movimento anche perché la componente oil&gas non ha contribuito molto alla crescita vista la stagnazione nei prezzi delle materie prime.
A livello settoriale l’indice vede nell’energia un peso importante (15%), settore secondo solo ai finanziari (32%) e davanti ad un altro settore che invece il contributo l’ha dato come quello dei minerari (12%).
Shopify rappresenta il titolo più “pesante” assieme a Royal Bank of Canada (8%). Le valutazioni dell’indice sono elevate ma non surriscaldate con un rapporto prezzo utili di 25 e prezzo valore di libro di 2,6.
Pensare ad un “sorpasso” nelle performance di Borsa canadese rispetto a quelle statunitensi non appare quindi uno scenario impossibile, nonostante Trump e le barriere commerciali che hanno tentato di azzoppare un’economia canadese sorprendentemente resiliente.