La parola telecom ha avuto il suo picco di celebrità all’inizio del secolo, quando in piena bolla speculativa dotcom le società che investivano fisicamente nelle infrastrutture legate al mondo delle telecomunicazioni erano viste come vere e proprie miniere d’oro.
Le aste delle licenze di trasmissione raggiunsero in quegli anni cifre folli che incisero per anni sui bilanci di colossi del settore, in alcuni casi peggiorandone il rating a livelli prossimi al default. Questa fase ha continuato a pesare sulle quotazioni di aziende come Deutsche Telekom, Tim o Telefonica.
Settore telecom: raggiunti livelli di prezzo interessanti
Oggi voglio parlare di questo settore soprattutto per la dinamica che hanno assunto i prezzi negli ultimi tempi. Come si vede dal grafico, l’ascesa cominciata a marzo 2020 ha conosciuto una fase di ritracciamento nell’estate 2020.
Adesso un altro movimento correttivo è in corso e qui la risalita dei tassi a lunga scadenza ha il suo peso visto l’elevato indebitamento di queste società costrette ad investimenti infrastrutturali molto consistenti, che richiedono quindi il reperimento sul mercato dei capitali di denaro fresco per finanziare i progetti.
Nelle ultime settimane l’indice Stoxx Telecom, ancora ben lontano dai massimi pre-Covid, ha perso terreno andando a colpire la media mobile di riferimento, ma soprattutto la trendline rialzista e che sale da marzo 2020.
Settore telecom: come investire con gli ETF
Opportunità interessante di ingresso quindi che l’ETF offerto da Lyxor sul mercato italiano può andare a incrociare. Il Lyxor STOXX Europe 600 Telecommunications (ISIN LU1834988609) ha un patrimonio in gestione di quasi 50 milioni di euro ed è stato quotato nel 2019.
La replica è sintetica (swap based) con costi annui pari a 0,3%. L’ETF risulta molto efficiente in termini di tracking difference con percentuali di scostamento che non hanno superato i 7 punti base negli ultimi anni. Osservando i principali titoli in portafoglio ci rendiamo conto del limite che molti di questi strumenti settoriale hanno.
L’eccessiva concentrazione su un numero limitato di società. Deutsche Telekom pesa per oltre il 18% del portafoglio, Vodafone per il 12%, Ericsson il 9%. Troviamo anche nomi storici della telefonia europea come Nokia, British Telecom e Swisscom.
Maggiore la diversificazione a livello geografico. La Germania pesa per il 19% seguita da UK e Spagna al 16%, Svezia al 14%. Naturalmente la scelta di questo ETF è di natura tattica alla luce delle considerazioni fatte sopra a livello grafico.
La diversificazione deve essere sempre un mantra per l’investitore, anche a livello settoriale. Vero è che a livello di fondamentali questo settore può essere molto apprezzato dai cassettisti visto un dividend yield superiore al 4% ed un rapporto prezzo utili previsto per il 2022 a 10.