La guerra tra Russia e Ucraina non ha avuto come vincitore finanziario solo il prezzo del petrolio e le azioni petrolifere, ma anche tutto il mondo delle energie rinnovabili o comunque legate all’economica verde.
Da inizio anno, gli strumenti indicizzati a replica passiva con scopo finale quello di investire nelle società attive nella creazione di energia pulita, hanno un bilancio pari a zero in termini di performance (contro il +30% di un indice mondiale composto da società petrolifere). Nell’ultimo mese la dinamica si è ribaltata.
UE: da pandemia e guerra due shock positivi?
Il mondo Clean Energy è andato quasi a doppia velocita rispetto al tradizionale Oil&Gas e questo è dovuto paradossalmente proprio agli effetti della guerra e dell’instabilità geopolitica creata da Putin.
Lo schiaffo che il mondo sviluppato (ma non solo) ha preso con l’invasione dell’Ucraina combinato allo shock di offerta su petrolio e gas, ha costretto molti Paesi a rivedere le proprie politiche energetiche.
Non solo l’embargo al petrolio russo come deciso da USA e UK, ma un vero e proprio ambizioso piano di diversificazione delle fonti energetiche che possa creare le condizioni per una minor interdipendenza dalle scelte di qualche governo in giro per il mondo possessore di grandi giacimenti di materie prime.
Per l’Unione Europea la pandemia e la guerra vicino a casa sono stati due shock che da un certo punto di vista potrebbero essere guardati positivamente: il primo per rilanciare un piano di investimenti su scala continentale di portata storica (Next Generation EU); il secondo perché difesa e politica energetica da adesso in avanti non potranno più essere gestiti in autonomia da ogni singolo Paese e soprattutto con una così elevata concentrazione di fornitori. Ci saranno sacrifici per consumatori e imprese, ma la spinta al cambiamento è arrivata e questo a Putin costerà parecchio sia in termini di fatturato che di qualità e affidabilità dei clienti futuri.
ETF: come sono andate le energie pulite negli ultimi anni?
L’ETF flagship di iShares ci può aiutare a capire meglio cosa è successo a questo settore delle energie pulite con l’inizio della guerra. Lo strumento replica l'indice S&P Global Clean Energy contenente i 30 titoli azionari più grandi e liquidi di tutto il mondo che sono impegnati nell'economia delle energie pulite.
Il 2021 è stato uno degli anni peggiori dalla sua nascita con un calo superiore al 17%. Il 2020 e 2019 però, erano stati travolgenti rispettivamente con +120% e +46%. Quella appena vista potrebbe dunque essere considerata come una pausa fisiologica.
Altrettanto spettacolare è stato il rimbalzo dell’ultimo mese, a testimonianza di come la guerra abbia rigenerato il settore grazie ad aspettative di nuovi importanti investimenti che si prospettano per il futuro. Un rimbalzo poderoso che ora troverà di fronte a sé una prima importante resistenza grafica ma che coincidenza vuole essere partito il 23 febbraio 2022, data dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
Energie pulite torneranno protagoniste dopo la guerra?
L’ETF di iShares ha una copertura geografica globale. Le società americane pesano per il 37%, seguite da Danimarca (13%) e Canada (7%). Le utility rappresentano il 50% del portafoglio come confermato dalla presenza di società come la spagnola Iberdrola o la portoghese EDP ai primi posti per peso percentuale.
Ma ci sono anche società altamente specializzate nel settore delle energie alternative. Vestas è il primo titolo in portafoglio con un peso del 8% e si occupa di eolico, ma troviamo anche Enphase Energy (software per domotica) oppure Solaredge attiva nel mondo del solare.
Una diversificazione che non è un punto forte del prodotto (le prime 10 società coprono il 50% del portafoglio), ma che rappresenta lo standard per tanti prodotti tematici che non fanno certamente della numerosità degli strumenti una loro peculiarità.
Un settore comunque in ripresa a giudicare dalle ultime settimane. Se almeno dobbiamo trovare un elemento positivo da questa guerra, la speranza è che lo shock subito dal mondo sia stato talmente forte da consigliare un cambio netto di orientamento per quello che riguarda le politiche energetiche. Il Clean Energy potrebbe così tornare protagonista.