La Cina è stata probabilmente la più grande delusione degli investitori azionari degli ultimi anni. Non solo di coloro che hanno scommesso direttamente sulle azioni della seconda economia del mondo, ma anche di chi ha scelto indici più diversificati come quelli emergenti dove Pechino era arrivata a pesare per oltre un terzo del totale. Nel solo ultimo anno l’investimento in un ETF che replica l’indice Msci China ha perso il 15% del suo valore. Negli ultimi 3 anni quasi il 45%.
Indubbiamente chi volesse puntare oggi sulla ripresa dell’economia cinese non dovrebbe fare altro che scegliere un ETF che investe direttamente nelle azioni di quel Paese. Ma in questo articolo voglio andare oltre e capire se esistono altri ETF che possono diversificare e migliorare le prospettive di investimento grazie alla loro correlazione diretta con l’economia cinese.
Ho così selezionato un paio di altri ETF che possono indubbiamente offrire all’investitore che vuole entrare oggi direttamente sul mercato cinese, opportunità di diversificazione e rendimento senza perdere il gancio dell’andamento futuro dell’azionario orientale.
ETF per investire sulla Cina senza dimenticare la diversificazione
Se ad esempio al tradizionale ETF che replica Msci China andiamo ad aggiungere in dosi che ognuno personalmente potrà decidere di plasmare, obbligazioni australiane, avremo un po' di reddito fisso con volatilità dimezzata rispetto all’azionario tradizionale cinese, ma con una correlazione molto stretta.
Essendo l’Australia un paese produttore di materie prime, soprattutto metalli, la sua economia è dipendente dalle sorti di quella cinese. E un rallentamento nella domanda in arrivo da Pechino si è riflesso in un calo delle esportazioni australiane e di conseguenza in una svalutazione del dollaro australiano.
I bond del Paese oceanico hanno poi subito ulteriori cali nei corsi a causa dell’aumento dei tassi di interesse; l’ETF Xtrackers Australian Governement Bond che replica l’andamento di un indice diversificato di titoli di stato australiani, negli ultimi 3 anni ha perso quasi il 15%.
Al tipico investimento obbligazionario può essere affiancato un investimento azionario non direttamente investito nei Paesi emergenti, ma che trae la sua forza dalla domanda mondiale di materie prime. Sto parlando delle azioni globali attive nel settore minerario.
VanEck Global Mining ha guadagnato negli ultimi 3 anni appena il 17%, molto meno di un diversificato azionario globale. Investendo nelle società estrattive il peso geografico maggiore se lo prendono le imprese minerarie australiane (37%), canadesi (18%), americane (13%).
Tra le oltre 125 società presenti, le prime 10 si prendono la metà della torta. BHP, Rio Tinto e Glencore insieme rappresentano il 25% del portafoglio. Interessante le valutazioni di questo ETF che nel complesso prezza 14 volte gli utili.
Un pacchetto di ETF che può tranquillamente definirsi pro Cina. Se e quando l’economia cinese tornerà a marcare il passo questi tre ETF promettono di dare soddisfazione ai suoi investitori che potranno trarre giovamento da una maggiore diversificazione.