Dopo un iter durato mesi con estenuanti trattative politiche, il piano di investimenti sulle infrastrutture voluto da Joe Biden è stato approvato. Con 1.200 miliardi di dollari (erano 2.000 nella versione iniziale) il programma di rilancio economico conclude l’iter legislativo e la spesa pubblica USA può fornire nuovo carburante alla crescita.
Piano infrastrutturale USA: ecco cosa prevede
Sono 55 i miliardi di dollari destinati agli investimenti idrici, intesi come condotte e depuratori. Per la rete intenet sono previsti 65 miliardi mentre per l’ambiente, in questi giorni sulle prime pagine dei media americani anche per gli incendi che stanno devastando la California, ci sono 73 miliardi.
Altro tema caldo quello della cyber sicurezza che di recente ha colpito punti strategici del Paese. Arrivano a 50 miliardi i finanziamenti per questo settore, mentre aeroporti e porti verranno rinnovati con 25 miliardi.
Il pacchetto più grosso andrà però a strade e ponti. Un chilometro su cinque di strade è in pessimo stato negli USA con 45 mila ponti da ristrutturare. E qui la cifra monstre di spesa pubblica arriva a 110 miliardi. Tra le altre iniziative del programma troviamo quelle rivolte all’ammodernamento del trasporto pubblico ma anche incentivi alle auto elettriche, per tagliare le emissioni del 50% entro il 2030.
Piano infrastrutturale USA: dove investire con gli ETF
Un piano molto ambizioso e che naturalmente ha messo in fermento il mondo azionario legato alle infrastrutture dopo un periodo di lateralità causato dall’incertezza. Tra gli ETF più interessanti sul tema c’è iShares Global Infrastructure (ISIN IE00B1FZS467).
In realtà sono diversi gli strumenti tematici quotati in Italia. Sempre iShares offre un ETF dedicato alle infrastrutture smart city. Invesco si concentra su uno strumento dedicato alle infrastrutture legate all’energia (come anche L&G). Xtrackers e BNP invece si muovono nel solco globale come iShares.
Tornando allo strumento della società americana facente capo a BlackRock, da oltre 1 miliardi di Asset Under Management, possiamo dire che per un costo di 0,65% all’anno si investe in utility per un 50% del portafoglio con industriale al 25% ed energia al 11%.
Real estate completa con un 10% una ripartizione settoriale sicuramente concentrata come deve essere per un tema di questo tipo. Stati Uniti che fanno la parte del leone con il 65% di copertura geografica, poi Canada al 12% e Giappone al 6%. I primi 10 titoli in portafoglio coprono il 36% di un paniere costituito da oltre 200 società.
Nel confronto storico con un ETF tradizionale che investe a livello globale (ad esempio iShares Core MSCI World) il tema infrastrutture nell’ultimo anno risulta decisamente perdente con un guadagno pari alla metà (16% vs 32% al 13 agosto 2021). Una tendenza che si mantiene viva a distanza di 3 anni (25% contro 50%).
A questo punto l’obiettivo dell’ETF dovrebbe essere quello di agguantare i massimi pre-Covid distanti circa un 5% dai prezzi attuali. Considerando però il gap accumulato in termini relativi, le possibilità di guadagno appaiono decisamente più importanti se il mercato prenderà atto che questa scelta politica offrirà margini di profitto più elevati per diversi anni alle società impegnate nel settore.