Quando si parla di obbligazioni la prima cosa che viene in mente ad un risparmiatore è il titolo di Stato. Italiano, francese, tedesco o americano, la “carta” obbligazionaria statale rappresenta da sempre lo strumento ideale per raggiungere l’obiettivo della conservazione del capitale.
Anni di tassi di interesse sottozero a causa degli effetti distorsivi delle politiche non convenzionali delle banche centrali, hanno però trasformato questa sicurezza in un vero e proprio premio assicurativo da pagare al mercato in cambio di protezione. I rendimenti nominali vicini a zero (e reali sottozero) non garantivano infatti nessuna remunerazione dall’investimento.
Gli ultimi mesi hanno visto tornare d’attualità i titoli di stato con rendimenti che sui BTP italiani sono saliti ben oltre il 4%. L’inflazione ha però inflitto pesanti perdite a strumenti che, a causa di rendimenti arrivati a livelli infimi nel corso degli anni passati, hanno accumulato duration lunghissime. E uno dei fattori chiave da tenere in considerazione quando investiamo in obbligazioni è proprio la duration.
Le principali caratteristiche
L’industria degli ETF non ha mancato di aumentare e raffinare l’offerta di strumenti governativi. Ai tradizionali ETF replicanti di indici generici si sono affiancati ETF in grado di replicare singoli tratti della curva dei rendimenti, sia europea che americana.
Ma l’investitore può oggi non solo attivare una strategia più fine di scelta di quanto rischio duration assumere sul proprio portafoglio bond, ma anche su quale tipo di paese stare. Stati Uniti e Euro sono naturalmente le maxi aree geografiche più rappresentate dai vari gestori, ma investire in singoli paesi come Gran Bretagna, Italia, Germania, Australia, Giappone e tanti altri paesi è possibile.
Non finisce qui . Nel mondo obbligazionario chi ricerca sicurezza vuole eliminare il maggior numero di rischi possibile, tenendosi ovviamente solo il rischio tasso di interesse. Ecco che nascono così gli strumenti che investono in titoli di stato globali o americani, ma con il rischio di cambio coperto. Nelle descrizioni di questi strumenti troveremo in questo caso la dicitura ETF Eur hedged.
Utilizzando la piattaforma JustEtf e filtrando la ricerca per titoli governativi sono ben 180 gli ETF offerti da praticamente tutte le case di gestione. Di questi circa una ventina perseguono una strategia sostenibile ESG.
Quasi 50 ETF hanno raggiunto una capitalizzazione superiore ai 500 milioni di euro con strumenti che superano addirittura i 4 miliardi di masse amministrate come gli ETF di iShares che investono sui tratti di curva americani.
La caratteristica peculiare degli ETF è ovviamente quella di investire per regolamento solo in titoli di Stato. Questo investimento può essere effettuato solo su titoli con certe scadenze se previsto dal regolamento (ad esempio comprese tra 1 e 3 anni). Alla scadenza del titolo, oppure nel momento in cui la durata del titolo esce dai requisiti previsti, il gestore procederà all’acquisto di altri titoli di Stato che rientrano nei parametri previsti dai regolamenti.
Nel caso invece di ETF che replicano indici generici (ad esempio troveremo nella descrizione Global Government Bond oppure Euro Government Bond), i titoli di Stato che andranno a comporre l’ETF saranno ripartiti in proporzione alle varie scadenze stabilite dall’indice. Lo stesso discorso vale per la ripartizione geografica dei titoli.
Gli indici che vengono replicati sono diversi. Si va dagli indici Bloomberg (i maggiori per numerosità di prodotti), ai Ftse, iBoxx e ICE e altri indici minori. Sulla base degli indici replicati dall’ETF ci sono differenze geografiche o di durata dei titoli.
Sugli ETF globali il peso degli Stati Uniti è dominante con un peso di circa il 30% del portafoglio seguito dal Giappone al 14%. Andando sui principali ETF che investono in titoli di stato europei scopriamo il peso importante dell’Italia al 18%, seconda solo alla Francia (circa il 22%) e davanti alla Germania.
Per quello che riguarda gli ETF internazionali è prevista per buona parte di questi l’opzione Eur hedged dove il rischio di cambio è coperto. Questo significa che su ETF globali, per i titoli di Stato che non sono emessi nella zona Euro vengono attivate operazioni di copertura dal rischio di cambio della valuta locale. In alcuni casi (vedi ad esempio i titoli di Stato americani) la copertura ha un costo. Per altri (vedi quelli giapponesi) c’è invece un premio.
I costi dei prodotti che investono nei titoli di Stato nel corso degli anni sono diventati sempre più bassi. Troviamo oggi numerosi ETF con spese correnti che non superano lo 0,1% di commissioni annue. Per l’investitore questa è indubbiamente una notizia positiva perché raggiunge la massima diversificazione con un onere bassissimo.
In conclusione possiamo certamente considerare il segmento di offerta degli ETF governativi come quello più ricco di opzioni. Trader e asset allocator hanno oggi la possibilità di investire genericamente o in maniera specifica su tutte le obbligazioni del mondo a costi bassissimi e con livelli di diversificazione e liquidità decisamente elevati.