Quando si pensa ad obbligazioni ad alto rendimento uno dei primi pensieri va alle obbligazioni emergenti. Da sempre strumenti fonte di alte cedole, ma anche di profondi crisi e default che hanno insegnato agli investitori obbligazionari che nessun pasto è gratis. I casi di Argentina, Venezuela, Russia e Messico andando indietro alla fine del secolo scorso, sono solamente alcuni esempi di devastanti default o comunque profonde crisi valutarie che hanno ridotto e di molto i capitali investiti dai risparmiatori.
Il motivo di questo rischio sta nel mix di rischi che si concentrano su questi bond.
Il rischio emittente sintetizzato in nazioni che non vantano il rating investment grade, ma piuttosto nella maggior parte dei casi quello high yield (spazzatura).
Il rischio valutario con la divisa locale che nei momenti di crisi può sopportare pesanti deflussi di capitali dal mondo sviluppato; situazione che mettono in difficoltà interi stati costretti a impiegare massicciamente le riserve valutarie per cercare di arginare la sfiducia.
Il rischio di tasso di interesse, visto che per ogni obbligazioni se i tassi salgono i prezzi scendono, ma questo nei bond dei paesi emergenti è amplificato a causa di fiammate inflazionistiche più frequenti.
Il rischio illiquidità, che soprattutto su paesi emergenti minori è da tenere in grande considerazione.
Infine il rischio Paese inteso come legislazione e rispetto delle normative internazionali. Decidere di non onorare i debiti esteri favorendo quelli locali sono manovre tipiche dei paesi emergenti prossimi al default.
Diversi rischi ma rendimenti elevati
Tutto questo rischio si traduce in rendimenti potenzialmente più alti che attraggono da sempre gli investitori più propensi al rischiare. Sommando il mercato italiano e tedesco gli ETF che investono in obbligazioni emergenti sono oltre 50.
La prima distinzione da fare quando si scegli di investire su questi strumenti riguarda la qualità e il tipo di emittenti. Investment grade oppure no, emissioni governative oppure societarie.
Il secondo passaggio è legato al rischio valutario. Esistono numerosi ETF che investono in emissioni emergenti in valuta locale, ma anche molti strumenti che investono in bond emessi in “hard currency” come il dollaro americano; altri ancora presentano la caratteristica di coprire il rischio di cambio (Eur hedged). Attenzione a questi ultimi strumenti però. Solitamente l’unico cambio che viene coperto è quello contro il dollaro americano, non contro le singole valute emergenti.
Pochi, ma sono quotati anche ETF che permettono di investire in obbligazioni emergenti su tratti della curva dei rendimenti più brevi.
Cominciano negli ultimi mesi ad essere emessi anche ETF con qualifica ES, quindi attenti a selezionare paesi ed emissioni che soddisfano i criteri della sostenibilità.
Infine quasi ogni emittente propone lo stesso ETF in versione accumulazione e distribuzione dei dividendi viste le ricche cedole offerte annualmente.
Sono solo 5 gli ETF con capitalizzazione sopra il miliardo di euro con i posti praticamente tutti occupati da iShares tranne per lo SPDR Emerging Local Currency.
I costi di questi prodotti sono mediamente più alti rispetto ai tradizionali obbligazionari governativi e corporate. La maggior parte degli ETF stazionano su costi medi di 0,4/0,5% con i costi più bassi che arrivano a 0,25% all’anno ad esempio su Vanguard Emerging Market Government Bond.
Numerosi gli indici replicati, ognuno con le sue caratteristiche di esposizione ai vari paesi e duration. Gli indici Jp Morgan fanno la parte del leone con la metà degli ETF, seguiti dagli indici Bloomberg e iBoxx.
Praticamente inesistente la replica sintetica su questo tipo di ETF, quasi la metà di essi vanta uno storico superiore ai 5 anni.
ETF, quelli che investono nei bond emergenti, che ormai sono ampiamente diffusi nei portafogli degli investitori al dettaglio e istituzionali italiani. Strumenti però troppo spesso sottovalutati per i rischi che si portano dietro. Quindi da maneggiare con cura dopo aver compreso in pieno le caratteristiche sempre ben illustrate nei documenti informativi redatti anche in lingua italiani e messi pubblicamente a disposizione del pubblico sui siti internet degli emittenti.