Succedono cose molto interessanti nell’universo ETF, almeno negli ultimi tempi. Dopo la pioggia di emissioni di strumenti tematici e ESG, dopo l’assaggio di ETF attivi, ecco che i produttori di ETF sembrano voler tornare alle origini: puntare sugli strumenti a replica sintetica e sulla riduzione dei costi. Iniziamo ad approfondire questa tendenza partendo dal ritorno al sintetico.
ETF: ritorno al passato
Gli ETF che replicano un indice non acquistando fisicamente tutte le azioni che lo compongono, ma attraverso contratti swap con controparti, stanno aumentando. BlackRock, Invesco e DWS di recente hanno emesso diversi strumenti che investono su azionario americano e globale nel tentativo di abbassare ancora di più il margine di errore nel replicare un indice.
Il motivo di questo ritorno di fiamma è da cercare nella doppia tassazione dei dividendi americani che per gli investitori europei è fonte di riduzione della performance. Per effetto della cosiddetta withholding tax, chi si trova fuori dagli Stati Uniti è costretto a subire una tassazione a monte sui dividendi delle società a stelle e strisce. Solo in parte recuperabile se esistono accordi bilaterali (ad esempio nel caso di ETF con domicilio irlandese), ma comunque una zavorra per l’investitore anche di azioni globali visto il peso ormai dominante degli Stati Uniti.
Non essendo i contratti swap soggetti a questa doppia tassazione, nonostante i costi sostenuti per attivare questa forma di replica, gli ETF a replica sintetica che investono prevalentemente sul mercato americano tendono ad offrire dei rendimenti superiori rispetto a quelli fisici.
ETF: una battaglia a suon di tagli di costi
Il lancio recente di iShares MSCI World Swap al costo dello 0,2% annuo va proprio in questa direzione, con un risparmio secondo lo stesso gestore di oltre 10 punti base all’anno. E di risparmi si parla anche relativamente al taglio delle commissioni di gestione di diversi ETF. Invesco ha annunciato di voler tagliare i costi di alcuni ETF come Invesco Russell 2000, che passa dallo 0,45% allo 0,25% annuo, fino all'Invesco Euro Cash che passa dallo 0,10% allo 0,07% annuo.
La battaglia tra produttori è in corso e lo scopo è appropriarsi di preziose quote di mercato nel sempre più ricco mercato europeo degli ETF. DWS a dicembre aveva annunciato la riduzione delle spese correnti di 31 dei suoi ETF, ma altri si erano già mossi in tal senso. Il ritorno alla replica sintetica e la compressione dei costi di gestione dimostra la volontà dei produttori di ETF di voler rendere disponibili sul mercato i prodotti in grado di offrire le migliori condizioni possibili di replica dell’indice sottostante. E gli investitori non possono che ringraziare avendo ormai l’imbarazzo della scelta a costi praticamente inesistenti.