Michael Burry è il grande investitore che attraverso il suo hedge fund Scion Capital - ora Scion Asset Management - ha realizzato guadagni enormi durante la crisi dei mutui subprime del 2008. Egli fu colui che previde il grande tracollo contro l'opinione di tutti.
Solitario, timido e irrequieto, Burry si insinuò nel mondo della finanza da dietro uno schermo di un PC, cominciando con un thread online molto seguito sugli investimenti che guidava durante il corso di specializzazione in Neurologia.
Proprio la passione per la Borsa e la finanza lo portò a un certo punto a mollare il ramo della medicina, in cui aveva conseguito una laurea, per dedicarsi totalmente al mondo degli investimenti. Così nacque Scion Capital. Ripercorriamo la storia del fondo dalle origini a come si è sviluppato ed è diventato grande.
Michael Burry: la nascita di Scion Capital
Michael Burry si è laureato presso la Vanderbilt University School of Medicine nel 1997, cercando ma non ottenendo una specializzazione in Neurologia presso lo Stanford University Medical Center.
Durante il corso, mentre svolgeva il turno di notte, si occupava di un forum online sugli investimenti che lui stesso aveva ideato. Fin da piccolo si era appassionato di Borsa, avendo a modello gli insegnamenti di Benjamin Graham e Warren Buffett, i più grandi rappresentanti del value investing di ogni tempo. Tuttavia, Burry riteneva che ognuno debba prendere la propria strada nella scelta di uno stile di investimento, pur mantenendo un riferimento di fondo.
I suoi suggerimenti erano molto seguiti sul forum, ma ciò che non sapeva era che a seguirlo non risultavano solo trader privati ma anche investitori istituzionali importanti. Burry aveva contagiato anche la comunità medica della Stanford University, che in quel periodo si dilettava negli investimenti in piena
bolla dot-com. A un certo punto, decise di dare una sterzata alla sua vita: chiuse il suo sito web e
annunciò l'addio alla Medicina per diventare un gestore finanziario.
Tuttavia, i soldi per iniziare erano pochi. Burry aveva un risparmio di 40.000 dollari, ma anche un debito studentesco di 145.000 dollari. Le circostanze però lo aiutarono. Poco prima era morto il padre di cancro, con l'ospedale che lo aveva in cura che non era riuscito a diagnosticare il male in tempo. La famiglia di Burry ottenne un risarcimento e con parte di quel denaro fu avviato lo Scion Capital. La madre mise a disposizione 20.000 dollari, mentre i tre fratelli 10.000 dollari ciascuno.
Mentre era alla ricerca di una sede, dei mobili da inserirvi e di un conto di intermediazione, Burry ricevette alcune telefonate che cambiarono il corso della sua vita e che egli non immaginava potessero arrivare.
La più importante giunse da Gotham Capital, il grande fondo di investimento del guru del value investing Joel Greenblatt. I collaboratori di Greenblatt, dopo aver premesso che stavano seguendo in maniera profittevole le idee di Burry sul forum, gli chiesero se fosse disposto a permettere al fondo di investire nello Scion.
Così fissarono un appuntamento, nel quale Gotham propose 1 milione di dollari per il 25% dell'hedge fund che Burry aveva appena creato. L'offerta fu immediatamente accettata. Non passò molto tempo che un'altra telefonata irruppe sulla scena.
Stavolta era la holding assicurativa White Mountains, diretta da Jack Byrne, uomo che aveva rapporti stretti con Warren Buffett. La società offrì una somma di 600 mila dollari per una fetta più piccola del fondo, con la promessa di affidare 10 milioni di dollari da investire.
La grande scommessa
Scion Capital iniziò l'attività in un periodo di grande turbolenza a Wall Street. Da poco era scoppiata la bolla delle dot-com, con le azioni che stavano colando a picco e gli investitori che avevano bruciato quasi interamente il loro patrimonio. Burry si distinse dalla massa.
Il suo approccio agli investimenti prescindeva totalmente dalle mode del momento, ma si basava sulla valutazione dei fondamentali delle aziende ricercando valore rispetto ai prezzi di mercato. Una filosofia imparata soprattutto da Graham e Buffett.
Nel 2001, primo anno di attività, l'hedge fund guadagnò il 55%, a fronte di un calo dell'indice S&P 500 dell'11,88%. Nel 2002, il più importante benchmark americano scivolò ancora di circa 22 punti percentuali, ma lo Scion sovraperformò con un +16%.
Nel 2003 Wall Street invertì rotta salendo del 28,69%, ma il fondo fece di meglio avanzando del 50%. Alla fine del 2004, Scion Capital aveva raggiunto un patrimonio di 600 milioni di dollari e si rifiutava di accettare altri capitali in gestione.
Quell'anno tuttavia successe qualcosa. Burry se ne stava tutto il giorno nel suo ufficio di San Jose in California, leggendo libri, notiziari e report finanziari, fino a quando non si imbatté nei mutui subprime. Quello che scoprì fu davvero una cosa sensazionale.
I mutui subprime sono mutui che gli istituti finanziari concedono a soggetti "non prime", ossia con un merito creditizio basso. All'epoca le banche statunitensi erogavano questi finanziamenti con molta leggerezza a soggetti che avevano punteggi FICO bassi. FICO, acronimo di Fair Isaac Corporation, era la società che negli anni '50 aveva ideato questi punteggi indicanti il merito creditizio dei debitori.
Una volta assegnati i mutui, gli istituti di credito li vendevano in pacchetti a banche di investimento come Goldman Sachs, Morgan Stanley e Deutsche Bank, le quali a loro volta li cartolarizzavano emettendo obbligazioni ipotecarie. Questi sono titoli i cui pagamento degli interessi e rimborso del capitale sono agganciati al versamento delle rate del mutuatario.
Burry si rese conto che il sistema stava per crollare. Bastava che i rendimenti (all'epoca bassi che hanno alimentato la bolla) iniziassero a salire che una valanga di mutuatari a tasso variabile diventasse inadempiente. Quindi, era sufficiente che i prezzi delle case smettessero di crescere - facendo venire meno la garanzia delle banche - che il valore delle obbligazioni ipotecarie crollasse drasticamente.
Per sfruttare la situazione e realizzare il colpo del secolo, Burry doveva trovare il sistema per shortare le obbligazioni ipotecarie. Non esistendo in quel periodo strumenti che consentivano di assumere una posizione ribassista (non era possibile vendere le obbligazioni ipotecarie allo scoperto), il fondatore dello Scion si recò presso le banche di investimento che emettevano le obbligazioni ipotecarie proponendo loro di acquistare tramite il fondo credit default swaps (CDS) confezionati su misura.
I CDS sono derivati che permettono, dietro versamento di un premio periodico, di assicurarsi contro il default di un sottostante, nella fattispecie obbligazioni ipotecarie. In pratica, bastava che gli americani cominciassero a non pagare più il mutuo che il prezzo di questi bond colasse a picco.
È importante precisare che Burry non si assicurava contro beni che deteneva. Non aveva in portafoglio obbligazioni ipotecarie di cui proteggere il loro valore. Quindi, la sua era pura speculazione.
Le banche furono ben contente di siglare l'accordo, convinte del fatto che, come sempre successo nella storia americana, i mutui sarebbero stati rimborsati. Di conseguenza, gli emittenti delle obbligazioni sarebbero stati adempienti.
Burry però aveva ragione e da lì a pochi anni, tutto il castello di carta finanziario fu demolito. Lo Scion Capital, che aveva investito in CDS del valore di 750 milioni di dollari, realizzò un guadagno della stessa cifra pari al 489% quando esplose la bolla nel 2008, culminata con il fallimento della Lehman Brothers.
Ciò, nonostante le resistenze degli investitori dell'hedge fund che mal digerivano il cambiamento dell'approccio nell'investimento di Burry, passato dal value investing sulle azioni a una scommessa contro le obbligazioni ipotecarie.
Michael Burry: cosa successe dopo con lo Scion Capital
Dopo la crisi, Burry chiuse lo Scion per vari motivi, tra cui l'obiettivo di concentrarsi su altre iniziative di investimento. Era il 2008, ma cinque anni più tardi il genio della grande scommessa ha riaperto l'hedge fund con un nuovo nome: Scion Asset Management.
Il fondo ha avuto un ruolo durante lo short squeeze del 2020-2021 delle azioni Game Stop, acquisendo una partecipazione importante che fece poi saltare le posizioni dei venditori allo scoperto. Tuttavia, lo Scion ha posto le basi, ma non ha beneficiato dello short squeeze, in quanto ha venduto poco prima la sua quota del 5,3% nel rivenditore di giocattoli e videogiochi.
La quota avrebbe avuto un valore di 1,5 miliardi di dollari se Burry non avesse venduto. Ad ogni modo, la liquidazione delle azioni Game Stop è avvenuta a oltre cinque volte il prezzo di acquisto, il che ha portato nelle casse del fondo ben 100 milioni di dollari di profitto.
Negli ultimi anni, lo Scion Asset Management di Michael Burry si è notato per aver puntato contro il mercato azionario americano acquistando nell'agosto 2023 opzioni put sugli indici S&P 500 e Nasdaq-100 per 1,6 miliardi di dollari. Chiudendo la posizione nel mese di novembre, ha tratto un buon profitto.
Nel 2024 il fondo ha scommesso sul mercato azionario cinese, che ha realizzato un rally da 1.300 miliardi di dollari nel febbraio 2025 quando sul mercato dell'intelligenza artificiale ha fatto irruzione la startup cinese DeepSeek. Tuttavia, lo Scion ha mancato una parte dei guadagni in quanto verso la fine dell'anno precedente aveva tagliato alcune partecipazioni.