Esistono proposte di portafogli di investimento molto semplici che possono essere coperte con un numero di asset class che si contano sulle dita di una mano. Altri invece sono estremamente diversificati e parcellizzati, naturalmente più indicati per chi ha capitali medio alti e può permettersi una maggiore granularità nell’investimento. Può essere questa seconda soluzione migliore della prima?
Tra questi portafogli con ampia diversificazione c’è il Merriman Portfolio di cui ho già parlato in questo articolo ( Investimenti: Merriman Portfolio, per chi ama il buy and hold).
Il portafoglio prende il nome da Paul Merriman, grande esperto del mondo finanziario americano soprattutto di fondi, asset allocation e di quella strategia buy and hold che il fondatore ha applicato proprio al portafoglio dove regna, come vedremo tra poco, la regola del sei.
Operativamente replicabile con qualche aggiustamento anche da un investitore italiano, il Merriman è confrontabile con un classico 60% azionario e 40% obbligazionario.
Riprendo quindi l’asset allocation ideata dal suo creatore prima di vedere con un backtest degli ultimi 10 anni di mercati come si è comportato alla prova dei fatti. Ecco la composizione:
- 6% Azionario America Large Cap Blend;
- 6% Azionario America Large Cap Value;
- 6% Small Cap America Blend;
- 6% Small Cap America Value;
- 6% Azionario Internazionale Large Cap Blend;
- 6% Azionario Internazionale Large Cap Value;
- 6% Small Cap Internazionale Blend;
- 6% Small Cap Internazionale Value;
- 6% Azionario Emerging Market;
- 20% Treasury Medio Termine;
- 12% Treasury Breve Termine o Conto Deposito;
- 8% Inflation linked breve termine;
- 6% REITs.
Il 6% è, salvo qualche classe di investimento, il numero dominante. Sono tre le asset type presenti in questo tipo di investimento con una diversificazione che si esprime ai suoi massimi livelli. Solo l’oro e le commodities in genere non sembrano trovare spazio. Ma andiamo a vedere dove si colloca il Merriman rispetto al 60/40.
Merriman: il confronto con il 60/40
L’ultima decade non è stata prolifica per quegli stili di investimento che dovrebbero garantire un upside di rendimento grazie ad un maggiore premio per il rischio. E così il Merriman si ritrova indietro di quasi 80 punti base all’anno rispetto al classico 60/40. Una differenza di non poco conto che su 100 mila euro investiti 10 anni fa significherebbe 13 mila euro in meno per l’investitore che ha privilegiato la diversificazione più spinta. E non si può nemmeno ricorrere in appello al rapporto tra rendimento e rischio visto che il Merriman ha avuto una volatilità di mezzo punto percentuale superiore a quella del 60/40 (8,9% vs 8,6%).
Curiosa la storia de massimi drawdown. Nel 2020 il Merriman ha perso 6 punti percentuali in più del 60/40 a marzo 2020. Nel 2022, a causa del ribasso anche dei bond, le parti si sono invertite con il 60/40 che ha perso per strada 5 punti in più del Merriman.
Tanta fatica per nulla sarebbe il commento finale con il quale potremmo mettere in archivio questa analisi del Merriman Portfolio. Troppa diversificazione potrebbe paradossalmente essere dannosa per un investimento e la sensazione è che proprio questo sia il caso del Merriman Portfolio che non ha trovato nella eccessiva parcellizzazione quei benefici di premio al rischio attesi ex ante.