La diversificazione conta nel mondo degli investimenti. E diversificare nel modo giusto migliora rendimento e rischiosità dell’investimento, anche quello obbligazionario.
La dimostrazione di quello che ho appena scritto l’abbiamo avuta negli ultimi tempi. Senza sconfinare nel mondo più speculativo e correlato mondo delle obbligazioni ad alto rendimento ed emergenti, investire in titoli di stato o in obbligazioni di alta qualità ha prodotto effetti diversi.
Prendiamo ad esempio tre ETF che investono in titoli di Stato europei, titoli indicizzati all’inflazione europei (quindi sempre governativi) e titoli corporate emessi nel Vecchio Continente con rating investment grade. Ho preso per uniformità tutti ETF di iShares che investono in questa particolari asset class. I dati sono al 25 marzo 2023.
Cosa emerge dal confronto
A distanza di 12 mesi ogni tipo di investimento sarebbe risultato negativo, ma la scelta di un prodotto che investe in bond indicizzati all’inflazione avrebbe risparmiato quasi 3 punti percentuali di perdita rispetto ai tradizionali titoli di Stato. Obbligazioni a tasso fisso che, complice la duration elevata, sono risultate perdenti per oltre 4 punti rispetto ad un paniere di corporate investment grade.
Scegliendo di mettere un terzo dell’investimento in ogni categoria avremmo ottenuto una sostanziale riduzione della volatilità e generato una perdita inferiore a quella del singolo investimento in corporate e titoli di stato a tasso fisso.
Questa differenza di comportamento, e quindi di importanza della diversificazione, la ritroviamo allungando l’orizzonte temporale.
A distanza di 5 anni investire in titoli di stato inflation linked ha generato un profitto di oltre il 6%. Non è vero che tutti i bond stanno vivendo pessime stagioni.
Titoli di stato a tasso fisso tradizionali ed emissioni societarie invece hanno perso nell’ultimo lustro rispettivamente il 9% e il 6%. Un portafoglio bilanciato ed equamente diviso in tre parti avrebbe generato una perdita marginale del 3% rendendo meno amara la pillola di anni difficili per i bond holders. Numeri già al netto dei costi trattandosi di ETF.
I dati di volatilità a loro volta hanno evidenziato differenze interessanti che, plasmando assieme i prodotti, avrebbero prodotto l’indubbio beneficio di abbassare il rischio complessivo di portafoglio.
Tra i corporate investment grade e gli inflation linked, infatti, c’è una differenza di volatilità superiore al 30% (10% vs 6%) dovuta in larga parte dalla differenza di durata dei titoli inseriti nel paniere.
Questo breve resoconto serve per testimoniare ancora una volta quanto è importante, nel momento in cui si decide di investire e non di speculare, spalmare il rischio tra diverse fonti di rendimento e rischio.
Anche nel teoricamente più tranquillo e sicuro mondo obbligazionario. Il 2022 è stato un anno esemplare e formativo anche per questo. Meglio ricordarsene per il futuro dei nostri soldi.