I veri emergenti sono quelli di frontiera, questa è la conclusione a cui si può arrivare confrontando le performance dell’ETF che investe sui frontier markets rispetto ai tradizionali mercati emergenti replicati da decine di ETF.
L’ETF che ho preso come riferimento per questa analisi è il “carissimo” Xtrackers S&P Select Frontier Market, uno degli ETF più costosi presenti sul listino italiano dall’alto dei suoi 0,95% di spese correnti. A replica sintetica è praticamente unico nel suo genere e il suo andamento storico è profondo essendo nato nel 2008. Questo ci permette un confronto con svariati ETF che investono sui tradizionali mercati emergenti.
La differenza tra i mercati classici emergenti e quelli di frontiera risiede nel fatto che questi ultimi sono caratterizzati da economie più modeste quanto a dimensioni rispetto ad esempio ai tradizionali BRICS, ma hanno anche mercati finanziari meno sviluppati.
Nonostante una storia che affonda le sue radici nel periodo della crisi del 2008, l’ETF di Xtrackers a replica sintetica raggiunge a malapena i 100 milioni di euro di masse amministrate. Ma sono i risultati quelli che impressionano.
Xtrackers S&P Select Frontier Market: performance e caratteristiche
Vincente a 1,3,5 anni. In un lustro il distacco tra mercati di frontiera ed emergenti tradizionali è impressionante con i primi a +100% e i secondi a +55%.
Vero che dal 2008 gli emergenti classici mantengono ancora un vantaggio corposo di 45 punti percentuali (l’ETF di frontiera ha raccolto un modesto +40%), ma negli ultimi 10 anni non c’è stata partita con le parti che si invertono e il distacco a favore del Frontier Markets che supera i 50 punti percentuali.
Ma quali sono questi mercati emergenti di frontiera che hanno realizzato una performance clamorosa se rapportata ai ben più noti e gettonati mercati cinese, indiano e brasiliano?
L’Argentina con il 32% e il Vietnam con il 29% dominano le posizioni seguiti dal Kazakstan, la Georgia e Panama con percentuali di peso comprese tra il 6% e il 10%. Senza dimenticare Marocco, Romania e Islanda sempre nella top 10.
La finanza è il settore dominante con quasi la metà del peso dell’indice seguito ad ampia distanza dal real estate (12%), consumi discrezionali (11%) ed energia (9%).
Gli indici di valutazione sono ancora più convenienti rispetto all’universo emergente tradizionale. Il rapporto prezzo utili previsto è inferiore a 10, il rapporto prezzo valore di libro è sotto quota 2.
Ma quali sono le prospettive grafiche dell’ETF di Xtrackers che investe nei mercati di frontiera?

Dal Covid in avanti si vede un vero e proprio cambio di passo con i prezzi incanalati tra due trend line a minimi e massimi crescenti. Completamente recuperato il drawdown post Liberation Day di Trump e con l'incognita doppio massimo a livello grafico, non sembrano esserci validi motivi per rinunciare a questo strumento che sta vivendo un bull market scalpitante e di cui all’orizzonte non si intravedono grandi incertezze. Nonostante Trump, trade war e crisi geopolitiche.