Nel fiorire di ETF con strategie attive spicca per originalità lo strumento proposto da First Trust il cui attivismo si concentra su un tema molto da trader e poco da investitore, ovvero il forex.
In realtà l’ETF First Trust FactorFX esiste dal 2017 e questo ci permette già di tirare qualche conclusione sulle performance che anticipiamo subito non sono particolarmente esaltanti anche se lo scopo del gestore è quello di diversificare le fonti di rischio di un portafoglio.
L’obiettivo del gestore è infatti quello di decorrelare i mercati azionari ed obbligazionari attraverso strategie long-short sul mercato valutario.
Come indica il KID “Il fondo investe principalmente in titoli obbligazionari sovrani denominati nelle valute locali dei mercati sviluppati ed emergenti e nelle valute o negli strumenti finanziari derivati a esse correlati dei mercati sviluppati ed emergenti”. Inoltre “i titoli obbligazionari sovrani in cui il fondo investe possono appartenere a mercati sviluppati o emergenti, presentare un tasso fisso o variabile e avere un rating inferiore a investment grade, e la loro duration media è solitamente inferiore a due anni. Gli strumenti finanziari derivati in cui il fondo investe comprendono contratti di cambio a termine, future, swap e opzioni. Il fondo può inoltre investire in strumenti a breve termine, liquidità e strumenti equivalenti denominati nelle valute dei mercati sviluppati ed emergenti”.
ETF First Trust FactorFX: caratteristiche e performance
La parte lunga del portafoglio può quindi abbracciare sia valute emergenti che dei Paesi sviluppati ma con duration tendenzialmente corte. Quindi la partita del rendimento si gioca sul carry di rendimento tra posizioni lunghe e corte sommata alle variazioni valutarie sulle quali vengono fatte scelte attive.
ETF decisamente caro per essere un obbligazionario con scelte attive (0,87% l’anno le spese correnti), al momento le masse amministrate sono modeste (circa 5 milioni di euro); considerando che il lancio risale al 2017 questo è un elemento di criticità. Altro elemento da considerare è che la sua quotazione al momento è operativa solo sulla Borsa di Londra.
Dal lancio il fondo ha ottenuto una performance in dollari Usa annua del 2,5% ed ognuno può tirare le sue conclusioni se consideriamo che un ETF monetario in euro nello stesso periodo ha realizzato una performance annua dello 0,7%. Il vantaggio dell’ETF sul forex convertito in euro allungherebbe oltretutto ancora di più le distanze visto che EUR/USD nel 2017 si posizionava attorno a 1,15.
Ovviamente l’altro lato della medaglia è la volatilità (11% annuo) molto più simile a quella di un bilanciato azionario che non di un monetario. E se lo mettiamo quindi a confronto con ETF pari volatilità è innegabile che la strategia non ha ripagato il rischio.
Come investe l’ETF di First Trust?
Secondo l’ultima scheda mensile, il rendimento obbligazionario sfiora il 4% a cui si aggiunge un carry implicito di oltre il 6%. Naturalmente il contrasto è con il costo delle posizioni corte che per il 66% sono in dollari Usa contro esposizioni lunghe per il 166% del portafoglio. Ma questa è semplicemente la gestione della leva finanziaria. Altro sono le operazioni long/short speculative.
Tra gli short valutari infatti notiamo un posizionamento deciso su franco svizzero, shekel israeliano e corona svedese. Tre le posizioni lunghe in doppia cifra percentuale troviamo corona norvegese, dollaro di Singapore, euro, sterlina e rand sudafricano.
ETF originale quello proposto da First Trust, molto da istituzionali e poco da retail, comunque un classico fondo attivo sul mercato valutario che può essere annoverato tra i prodotti alternativi e teoricamente in grado di decorrelare le voci più tradizionali dell’asset allocation di portafoglio. Non un prodotto adatto a tutti insomma.