La strategia value ha avuto un ritorno di fiamma nel 2022, nel momento in cui le Banche centrali di tutto il mondo hanno cambiato strategia di politica monetaria per combattere l’inflazione. Poi il growth e le azioni che ruotano all’interno dell’orbita FAANG hanno ripreso in mano le redini del mercato, lasciando di nuovo il value ai margini, appesantito dalle preoccupazioni per il settore bancario e i fallimenti americani.
Spesso sentiamo parlare di titoli value americani, qualche volta UE, ma mai di quelli emergenti. Eppure esiste la possibilità di investire con questo stile anche nel mondo non sviluppato. Sono due gli ETF di cui parlerò in questo articolo e che soddisfano in pieno i requisiti “value”, ovvero di investire in società dai fondamentali bassi e che quindi promettono rendimenti di lungo periodo più elevati.
Investire nel mondo value emergente con gli ETF
L’emittente del primo ETF è iShares e rientra nel filone della serie Edge Value (gli Smart Beta) con focus geografico sul mondo emergente. Il prodotto è a replica fisica, ha un costo di 0,4% annuo e replica l'indice MSCI Emerging Markets Select Value Factor Focus. Le società selezionate all’interno del paniere hanno determinati requisiti sulla base del confronto fra il prezzo e utili futuri, il prezzo dell'azione rapportato al valore di bilancio e infine la valutazione dell'azienda rispetto ai flussi di cassa operativi.
Nel 2022 l’ETF ha perso il 10% mentre il bilancio a tre anni è di +27%. Come per la maggior parte degli strumenti emergenti, il bias geografico verso la Cina è importante con un terzo del portafoglio occupato da quest'area. Seguono Corea del Sud e Taiwan rispettivamente al 16% e 12%. Il primo Paese non asiatico è il Sudafrica al 5%.
Finanza, informatica e materie prime i tre settori più pesati per un ETF dai multipli di bilancio incredibilmente bassi. Il rapporto prezzo utili secondo il sito di iShares è di 5 e quello tra prezzo e valore di libro a 0,78.
Il secondo ETF che ha uno stile prettamente, ma non esclusivamente value, è SPDR S&P Emerging Markets Dividend Aristocrats. Nel solco della tradizionale strategia Aristocrats di Spider, questo prodottoa da oltre 100 milioni di euro di capitalizzazione con un costo di 0,55% all’anno, nel 2022 si è comportato egregiamente perdendo solo il 4%. Il +24% a distanza di 3 anni tiene il passo dell’ETF di iShares.
L'indice S&P Emerging Markets High Yield Dividend Aristocrats replica la performance di società ad alto rendimento da dividendi all'interno dell'indice S&P Emerging Plus Large Mid Cap che hanno aumentato o mantenuto costanti i dividendi per almeno cinque anni consecutivi. Di nuovo Cina protagonista con il 30% di peso seguita da Taiwan (20%) e Corea del Sud (18%). Finanza in questo caso dominante con il 21% di peso, seguita da telecom, informatica e industriali al 10%.
Performance e volatilità molto simili di questi due strumenti li rendono perfettamente sovrapponibili. Il limite dell’Aristocrats è quello di una minore numerosità di azioni all’interno dell’ETF (50 contro le 180 di iShares) ed un costo più elevato. La “purezza” dello stile value non è garantita come nel caso di iShares. Per chi volesse comunque adottare una strategia value sul mondo emergente questi due ETF appaiono ben rodati, affidabili e fungibili.