Il settore europeo delle utility ha subito un forte ridimensionamento prima dell’inizio delle operazioni belliche tra Russia e Ucraina, recuperando poi terreno realizzando il suo minimo 2022 proprio un giorno dopo l’inizio dell’invasione.
Gli interventi governativi dei principali paesi europei volti a calmierare i prezzi energetici in un contesto di inflazione che viaggia già tra il 5% e il 7%, non faranno bene ai conti trimestrali di colossi come Enel, EDF, Eon.
Sotto un certo punto di vista, le spinte a investimenti pubblici in energie alternative e comunque a fonti di approvvigionamento diverse da quelle russa, possono essere un buon motivo per credere che società semi pubbliche come Enel o EDF beneficeranno in futuro di tassi di crescita importanti in un settore ormai diventato strategico anche per quello che riguarda la sicurezza nazionale.
I piani energetici inseriti nel Next Generation EU erano ambiziosi, ma ora lo saranno inevitabilmente anche di più per rendere l’Europa meno dipendente da Paesi politicamente instabili. Nel breve periodo è però innegabile come la volatilità nei prezzi di gas e petrolio, oltre all’impossibilità di scaricare a valle i maggiori costi, può rappresentare un peso per la ripresa delle quotazioni delle utilities.
A questo si sommano anche gli effetti negativi che maggiori tassi di interesse potrebbero avere nei conti aziendali di società sempre impegnate con un leverage debitorio piuttosto alto. Anche su questo fronte il mercato sembra per ora poco preoccupato. Se le utilities europee rimangono indietro come quotazioni (i massimi del 2007 sono lontanissimi come si vede dal grafico), l’indice globale ha appena toccato i massimi storici nonostante rendimenti decennali americani al 2,5%.
Utility europee: prospettive interessanti per l'analisi tecnica
I punti di forza delle utility europee sembrano però essere tanti in prospettiva e l’analisi tecnica offre una lettura interessante. Come vediamo dal grafico dell’indice Stoxx Utilities, nonostante i massimi decrescenti per ora contenuti nel loro tentativo di risalita, i prezzi si sono rifiutati di scendere sotto la base superioredel trading range che dal 2009 al 2019 aveva accompagnato il settore.
Una rottura della trendline discendente che guida il ribasso dall’era Covid sarebbe fondamentale per la ripartenza. Poi ci sono gli indicatori di bilancio che mostrano un settore a sconto. Il rapporto prezzo utili è di 16, quello tra prezzo e valore di libro a 2. Ma soprattutto c’è un dividend yield superiore al 4%.
Investire nel settore utility con gli ETF
L’ETF più rappresentativo del settore è quello di SPDR MSCI Europe Utilities (ISIN IE00BKWQ0P07) lanciato nel 2014 e con una capitalizzazione adeguata superiore ai 320 milioni di euro. La replica è fisica ad accumulazione con spese correnti molto basse di 0,18. Se vogliamo trovare un difetto a questo ETF lo rinveniamo nella solita assenza di diversificazione di componenti che spesso ritroviamo sui prodotti settoriali.
Sono solo 24 le società presenti, con Iberdrola e Enel che insieme fanno il 28% del paniere seguite dall’inglese National Grid al 11%. Il Regno Unito occupa la fetta maggiore in termini geografici con il 21% seguito da Spagna, Italia e Germania rispettivamente con il 19%, 17% e 13%. Tra i sotto settori dominanti ovviamente le forniture elettriche che coprono la metà dell’allocation seguite da società multiservizi al 36%.
Quello delle utilities è un comparto un po' dimenticato e considerato solo per cassettisti, ma che oltre ad avere valutazioni interessanti può offrire anche un quadro grafico che in futuro potrebbe essere foriero di belle novità se effettivamente l’Europa vorrà puntare all’indipendenza energetica.