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Per chi vuole scommettere sulla ripartenza delle materie prime le Borse di Australia e Canada appaiono interessanti
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Il peso delle esportazioni di commodity minerarie e petrolifere è determinante nell’andamento dell’economia locale
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UBS propone due ETF che investono in Australia e Canada eliminando il rischio di cambio
Oggi voglio parlare di due ETF che hanno il pregio di investire in aree economiche decisamente orientate verso il ciclo produttivo delle commodity. Sto parlando di Australia e Canada. ETF quelli che proporrò di seguito che hanno anche il pregio di essere Eur hedged, quindi in grado di eliminare ogni rischio valutario dal portafoglio. Ma andiamo con ordine.
Australia e Canada traggono la loro maggior fonte di ricchezza dalle straordinarie riserve di materie prime presenti nel sottosuolo. Per l’Australia oltre il 30% dell’export è rappresentato da minerali a cui si aggiunge il 6% di metalli preziosi. Per il Canada i minerali ed il petrolio rappresentano il 22% del totale dell’export, a cui si aggiungono 5 punti di preziosi. L’Australia è fortemente dipendente dalla Cina esportando quasi il 70% dei suoi prodotti verso il Paese asiatico. Il Canada è dipendente dagli Stati Uniti esportando oltre l’80% dei suoi prodotti oltre il confine sud.
Evidente quindi come andare ad investire nelle Borse locali significa scommettere sul ciclo delle materie prime in particolare i metalli ed i preziosi. UBS propone a tal proposito due ETF molto interessanti che permettono di investire sia in valuta locale che attraverso la copertura del rischio cambio. E’ proprio su questi che si concentra la mia attenzione oggi.
I due ETF sono l'UBS MSCI Australia Eur hedged (ISIN IE00BWT3KS11) e UBS MSCI Canada Eur hedged (ISIN LU1130155606). Costi similari per entrambe gli strumenti con il primo che ha spese correnti di 0,5% ed il secondo di 0,43%.
Andando a spulciare nel sempre interessante e ricco di informazioni sito di MSCI, vediamo come l’indice australiano dal 1987 ha sovraperformato un classico indice globale realizzando un rendimento annuo composto del 9% contro il 7,9% del classico MSCI World. Allo stato attuale il dividend yield è decisamente più interessante (3,5% vs 2%) così come le valutazioni P/E sono più cheap (20 vs 25).
L’altra faccia della medaglia è però quella del rischio, con la volatilità media annua degli ultimi 10 anni è risultata di 20 contro il 14 dell'indice MSCI World. A livello settoriale i finanziari pesano per circa il 30% ma subito dopo arrivano i materials con il 20% del portafoglio.
Passando all’indice MSCI Canada, le performance storiche sono decisamente più allineate a quello dell’indice mondiale (8,1% contro 7,9%) anche se gli ultimi 15 anni hanno visto una decisa sottoperformance della borsa canadese che ha perso quasi 80 punti di performance rispetto al MSCI World. Anche qui ricco il piatto dei dividendi (3,2% vs 2%) e livelli più contenuti di P/E (22 vs 25).
Volatilità annua più contenuta rispetto all’indice australiano (16%). A livello settoriale i finanziari occupano una buona fetta dell’indice (30%) con i materials che seguono al 15% a cui si aggiunge il settore energy al 12%.
Due ETF di UBS che, senza rischiare nulla sul cambio, permettono all’investitore di cavalcare una eventuale ripartenza nel ciclo dei prezzi delle materie prime.