L’Indonesia è uno di quei Paesi emergenti spesso messi in secondo piano dagli investitori più confidenti di investire in Cina, India o Brasile. La Nazione del Sud Est asiatico in realtà è una delle più importanti dell’area per numero di abitanti (quarto posto a livello mondiale) e ricchezza di materie prime soprattutto legate a petrolio e gas.
La sua divisa, la rupia, è una di quelle più pesate all’interno dei panieri di investimento in valute locali emergenti. Snobbare l’Indonesia non appare quindi una scelta così corretta alla luce anche delle prospettive di un indice tra i più value del mondo emergente e presto capiremo perchè.
MSCI Indonesia: fase di accumulazione in atto?
L’indice MSCI Indonesia replicato da tre ETF quotati in Italia dal 2000 è riuscito a fornire un rendimento superiore al 14% all’anno contro il 9,7% del MSCI Emerging Market e il 7% del MSCI All Country World. Un risultato conseguito nella prima decade del secolo. Se infatti osserviamo l’andamento degli ultimi 10 anni la performance annua è sostanzialmente piatta contro il +4% dell’indice emergente generico e il 9% di un listino globale.
Le metriche di questo mercato azionario appaiono in linea con quello generalista dei Paesi meno sviluppati. Un dividend yield leggermente maggiormente elevato (2,3%), ma anche il price/earning forward è più alto (15 vs 14) mentre è in linea il price book value (2,3). L’indice MSCI Indonesia ha tentato ad inizio 2021 di recuperare e la down trend line che già dal 2018 guidava il ribasso. Niente da fare.
Il paniere non è riuscito nemmeno ad avvicinarsi alla resistenza con un dietro front che allontana la possibilità di tornare al di sopra dei valori pre-Covid. Difficile pensare ad un ritorno sui minimi del 2020. Più probabile invece, vista la sequenza ad impulso in 5 onde di quel rialzo, ad una fase di accumulazione nelle prossime settimane prima di un nuovo spunto rialzista.
Indice MSCI Indonesia: come investire con gli ETF
Dei tre ETF quotati a Milano solo quello emesso da HSBC è a replica fisica. Purtroppo è anche il meno capitalizzato. Gli altri due (Lyxor e Xtrackers) sono a replica sintetica ma anche quello emesso dalla casa francese ha poche masse amministrate.
L’ETF emesso da Xtrackers riesce a superare i 70 milioni di euro di masse e può vantare una storia più che decennale. Il costo dello strumento è il maggiore dei tre (0,65%) che si amplia se consideriamo il dato di tracking difference (ovvero la differenza tra performance dell’ETF e dell’indice benchmark), ben 1,3% nell’ultimo anno. Effetti collaterali quasi obbligati quando si replicano indici azionari esotici.
L’ETF risulta molto concentrato nella sua composizione con soli 22 titoli che compongono il sottostante. Il peso della finanza è dominante e rappresenta la metà del portafoglio. Seguono servizi di comunicazione, beni di prima necessità e materials con percentuali di poco superiori al 10%. Ovviamente il rischio di cambio è 100% rupia indonesiana.
Un ETF quindi che permette di investire in un Paese emergente sottovalutato e dalle ricche potenzialità di crescita future grazie soprattutto alla positiva dinamica demografica e al fatto di esser il terzo paese democratico al mondo per dimensioni.