Una delle attività che sono solito fare alla fine dell’anno è andare a scoprire i best/worst performer degli ultimi 12 mesi. Esercizio molto banale che non richiede grandi competenze e che, grazie a motori di ricerca gratuiti, è possibile effettuare andando a vedere quali ETF settoriali/tematici/geografici sono andati meglio o peggio rispetto alla media.
Considerando che l’indice azionario MSCI World in Euro ha finora raccolto un rialzo di oltre il 6% compresi i dividendi, andare a prendere chi ha guadagnato oltre 10 volte un indice azionario mondiale può già essere una metrica importante per capire chi nell’ultimo anno ha trovato il favore degli investitori, forse in modo eccessivo.
I migliori settori per gli investimenti nel 2020: ecco quali sono
Cominciando dal basso, con un rendimento superiore al 60% troviamo ETF con meno di 3 anni di vita: L&G Battery Value Chain per andare su VanEck Vectors Video Gaming ed eSports. Poco distante troviamo uno strumento che ha vissuto un boom molto recente (a differenza del gaming che vive di rendita su ciò che ha accumulato durante la prima fase della pandemia).
Sto parlando dell’Invesco Elwood Global Blockchain che pur non investendo in Bitcoin gode del grande interesse che si è scatenato attorno ad esso negli ultimi mesi. Salendo in questa classifica troviamo l’ETF di Wisdomtree Cloud Computing che ha perso un po’ terreno nelle ultime settimane a causa delle rotazioni settoriali tra growth e value.
Al secondo posto troviamo una vera e propria sorpresa, HANetf Emerging Markets Internet & Ecommerce con +67%. In cima a tutto troviamo l’unico ETF che esisteva già 3 anni fa, ovvero iShares Global Clean Energy. La performance dell’ultimo anno segna un rotondo +100% che va ad arrotondare il +168% accumulato negli ultimi 3 anni.
ETF: l'economia green conquista il primato
L'iShares Global Clean Energy investe nei 30 titoli azionari più grandi e liquidi impegnati nell’economia delle energie verdi. ETF storico in quanto già presente nel 2007 e che tuttora si trova un abbondante 50% sotto i massimi di quel periodo di Borsa. Particolarmente pesante lato settoriale per quello che riguarda le utilities (oltre il 50%) seguite dall’information technology al 23%.
Curioso notare come l’energy pesa appena il 2% nonostante la denominazione dell’ETF stesso. Ben diversificato dal punto di vista geografico. Stati Uniti ovviamente sopra tutti con un 30% ma poi troviamo un drappello di paesi al 10% come Cina, Nuova Zelanda e Danimarca. La presenza di 4% di Brasile ci fa capire come l’investimento è fatto trasversalmente su mondo sviluppato ed emergente.
Con il senno di poi incredibile è stata l’occasione fornita agli investitori dal crollo di marzo. I prezzi erano tornati a ridosso di quei 4 euro che hanno rappresentato i minimi del 2016-2017-2018. Impressionante l’accelerazione successiva con i prezzi decollati sopra 11 euro. Essendo uscito da un torpore di anni, per questo settore le prospettive continuano ad essere positive anche se la “tirata” degli ultimi mesi chiama la necessità di una correzione.
Qualora una finestra di questo tipo dovesse aprirsi tra 8 e 8,5 euro, è possibile un ingresso strategico. Care le valutazioni con un P/E di 44, ma stiamo parlando di un settore ad alto tasso di crescita e viste le valutazioni di Tesla e Amazon non sembra poi così impossibile pensare ad un proseguimento della tendenza ancora per un po'.