A settembre del 2019 indicai nell’ETF di Xtrackers che investe negli indici di Borsa scandinavi uno strumento molto interessante per coloro che prediligono investire con un’ottica di medio lungo termine. L'anno scorso l’indice MSCI Nordic replicato dallo strumento di cui sopra stava marciando spedito verso i massimi storici.
Poi è arrivata la botta del Covid-19 ed il pesante drawdown nel quale sono incappate tutte le Borse, comprese quelle nordiche con l’aggravante che le rispettive valute in quel momento hanno subito un pesante processo di svalutazione. Quella che poteva sembrare una fuga in realtà si trasformava in una grande opportunità per investitori alla ricerca di qualità e valute non esotiche condannate a manovre non sempre felicissime da parte delle Banche centrali.
Come per tutte le altre Borse la reazione è stata vigorosa sul Nordic Index e a novembre il massimo storico è stato ripreso e superato di slancio. Anche qui la ripresa consistente della Corona norvegese e savedese ha il suo peso. Il rally dei growth di cui è interprete la Svezia, ma anche la corposa reazione del petrolio sulle news legate al vaccino (e qui la Norvegia è in prima fila nello sfruttare il recupero) hanno creato quel giusto mix capace di spingere questo paniere europeo a nuovi massimi.
E probabilmente non finirà qui. I tassi a zero ma non sotto zero come in Eurozona potrebbero continuare a fornire supporto alle valute locali.
Borse scandinave: le opportunità dell'ETF Xtrackers
Industria e healthcare sono i due settori più rappresentati all’interno dell’ETF. Ciclico il primo, anti ciclico il secondo ma per motivi diversi, si sposano bene in un contesto economico e purtroppo sanitario quale quello attuale. Interessante anche la bassa esposizione in finanziari (10%) che mette un po’ al riparo da un settore in evidente stato di crisi strutturale.
Ancora interessanti a mio modo di vedere le valutazioni con un P/E inferiore a 20. In pochi lo sanno ma il Nordic Index MSCI è un’ottima proxy del ben più diversifico MSCI All Country World. Dal 2000 infatti il rendimento annuo composto del primo è stato 5%, quello delle Borse mondiali del 5,3%.
Praticamente identica anche la volatilità annua, pari a 16. Risultano appunto più basse le valutazioni visto che sull'MSCI All Country World il P/E è superiore a 23. Un indice infine che, come ci indica la sempre ottima analisi di MSCI, ha un sovrappeso deciso di fattore low volatility e sottopeso di small caps.
Considerando però la capitalizzazione media delle 74 società che compongono il listino e mettendola a confronto con quelle ad esempio di un MSCI Europe, la strategia va sempre su aziende a media capitalizzazione che bene si sposano con un portafoglio investito sull’intero listino europeo. Un investimento geografico quindi che non sembra sfigurare all’interno di un portafoglio di investimento europeo.