Le small cap rappresentano da tempo un fattore di investimento più volatile e rischioso ma anche più appagante in termine di premio per il rischio. Il tema della società a piccola capitalizzazione era già stato d’attualità nella prima fase di ripresa dalla pandemia di Covid-19.
Assieme al value, lo stile small cap aveva ritrovato vigore dopo anni di sottoperformance verso quelle large cap dominate dalle grandi capitalizzazioni operative nel mondo della tecnologia. Gli studi accademici indicano in 2-3 punti percentuali il premio per il rischio che si può ottenere investendo nel lungo periodo nel segmento delle piccole capitalizzazioni.
Negli articoli pubblicati su investire.biz ho parlato di small cap globali, ma anche di small cap regionali come quelle europee. Esiste però una nicchia piuttosto interessante che viene replicata da un ETF adeguatamente capitalizzato e liquido di iShares. Sto parlando delle small cap giapponesi.
Investimenti: small cap giapponesi sotto la lente
Tipicamente rappresentate dall’indice Topix (vedi grafico), le small cap giapponesi sono ritornate a livelli di prezzo molto vicini ai massimi del 2018, a loro volta quotazioni che hanno avvicinato i livelli del 1992. Topix rimasto indietro rispetto al più celebre Nikkei che ha sfiorato i livelli del 1990 quando la bolla speculativa giapponese esplose.
Ma torniamo alle small caps. L’indice di riferimento dell’ETF di iShares è il Msci Small Cap Index (IE00B2QWDY88). I dati di Msci indicano in appena il 6,4% il rendimento annuo composto dal 2000 di questo segmento di mercato contro il 10,2% di un indice globale small cap.
Una netta sottoperformance che si è vista anche negli ultimi 3 anni con un modesto 4% per le azioni giapponesi contro il 12% delle azioni globali. Se vogliamo trovare un motivo di positività in questo andamento deludente dobbiamo ricorrere alla volatilità. Decisamente più compressa quella delle small cap giapponesi (16% contro 23% delle small cap globali).
Questa la storia del passato, ma guardando in prospettiva trovo elementi di conforto. Il rapporto prezzo utili forward è decisamente più appetibile dell’indice globale (14 vs 20). Il rapporto price book value è la metà (1 vs 2), il dividend yield supera il 2% contro l’1,4% dell’indice globale.
Investire sulle small cap giapponesi con gli ETF
Andiamo a vedere adesso le caratteristiche dell’ETF. Spese correnti di 0,58% all’anno con replica fisica ottimizzata i primi punti fermi. Gli industriali hanno a livello settoriale il peso maggiore rappresentando un quarto del portafoglio.
Seguono consumi discrezionali (15%), tecnologia (12%) e real estate (10%). I titoli presenti in portafoglio sono quasi 1000 rendendo estremamente frammentato e diversificato il peso di ogni società presente. Taiyo Uden è l’azione più pesata con appena lo 0,6%.
Non male la tracking difference dell’ETF che risulta di poco inferiore alle commissioni pagate sul fondo. Un segno che il gestore riesce tutto sommato a recuperare qualche cosa in termini di costi soprattutto con il prestito titoli che dal sito di iShares scopriamo essere un eccellente 0,26%.
In sintesi, è uno strumento sul quale potrebbe avere senso investire vista anche la persistenza con la quale l’ETF cerca di violare al rialzo i massimi del 2018-2019. Considerando il ritardo relativo accumulato, le small cap giapponesi hanno ampi margini di recupero nei prossimi anni se l’economia nipponica e asiatica in generale ritroverà vigore.