In tre mesi, il Global X E-commerce UCITS ETF (ISIN IE00BMH5XY61) è crollato del 25% prima di recuperare un terzo del ribasso. Come spesso accade, quando un tema diventa troppo pubblicizzato il momento è buono per vendere e non per acquistare.
Gli investitori in queste situazioni hanno già prezzato ampiamente i tassi di crescita futuri delle società attive nel settore e gli ultimi arrivati semplicemente prenderanno le fette di mercato con multipli stellari e quindi rendimenti attesi modesti.
Il tema e-commerce è diventato mainstream con la pandemia. Il consumatore andrà sempre di più sul commercio online e questo significa maggiori utili e quindi apprezzamento dei titoli in Borsa. Purtroppo, questo passaggio non è così automatico e molto spesso quando l’interesse sale così tanto molti vantaggi competitivi di diverse aziende vanno a dissolversi per effetto di nuovi player.
Questo è quello che è successo anche nel settore dell’e-commerce. Comparto con margini di reddito che cominceranno ad essere sempre più compressi per effetto di una maggiore concorrenza. Negli Stati Uniti il commercio online è cresciuto di quasi il 20% nel 2021, una tendenza che rallenterà nel 2022 per una fisiologica ripresa delle attività di vendita fisiche e soprattutto del desiderio della gente di tornare a vivere una vita più di socialità.
Investire nel settore e-commerce con gli ETF
L’ETF Global X può investire in società che “derivano almeno il 50% delle sue entrate da attività di ecommerce. Le società di e-commerce (i) gestiscono piattaforme di ecommerce che mettono in contatto acquirenti e venditori di beni e servizi tramite mercati online, (ii) forniscono software, analisi o servizi di ecommerce che facilitano lo sviluppo e ottimizzano le piattaforme di ecommerce, e/o (iii) vendono principalmente beni e servizi online e generano la maggior parte dei loro ricavi complessivi dalla vendita al dettaglio online”.
Il paniere di titoli è attualmente rappresentato da 40 società, con le prime 10 che fanno quasi il 50% del portafoglio. Tra le aziende con maggior peso troviamo ai primi tre posti tre big del settore viaggi (e questo spiega in parte il ribasso) come Expedia, Trip Advisory e Booking. Seguono GoDaddy e Amazon.
Gli Stati Uniti come spesso accade per questi indici tematici fanno la parte del leone con il 55% del portafoglio seguiti dalla Cina con il 25% (altro motivo che spiega il calo degli ultimi mesi).
La replica adottata dall’ETF è fisica con un costo di 0,5%. Il limite principale di questo prodotto è quello delle masse amministrate molto modeste, offrendo quindi un livello qualitativo di liquidità al possessore dello strumento ancora insufficiente.
Rimane comunque un’opzione interessante per coloro che volessero investire parte delle risorse finanziarie in temi growth con una forte impronta legata al commercio online. Tema destinato ad essere nuovamente ripreso in considerazione quando il sentiment eccessivamente benigno che lo ha accompagnato in questi mesi si sarà dissolto.