La guerra Russia-Ucraina e la pandemia hanno fatto passare un pò in secondo piano la catena di fallimenti nel mercato immobiliare cinese che ha coinvolto non solo Evergrande, ma tante altre società di costruzione medio piccole che hanno affollato il real estate del Paese in questi ultimi anni di cementificazione selvaggia.
Una bolla immobiliare che il Governo di Pechino ha cercato e sta cercando di stemperare stando attento a non alterare un delicato equilibrio tra eccesso di credito erogato unito e la necessità di mantenere comunque un flusso di liquidità adeguato per non far saltare l’intero sistema creditizio.
Immobiliare Cina: si prepara la ripresa?
Ma in Borsa, come sta il mondo immobiliare asiatico? La risposta può arrivare da un ETF quotato In Italia ed emesso da iShares (iShares Asia Property Yield UCITS ETF ISIN IE00B1FZS244). L'indice FTSE EPRA/NAREIT Developed Asia Dividend+, replica le investment trust (REIT) e le società immobiliari quotate dei Paesi asiatici sviluppati, che hanno un dividend yield a 12 mesi o superiore al 2%.
Un buon metro di misura per comprendere come si sta muovendo un settore che fino al 2020 aveva goduto di una crescita molto forte anche a livello di quotazioni azionarie. Il prodotto, che distribuisce periodicamente dividendi, era cresciuto dai minimi del 2009 ai massimi del 2020 di oltre il 300%. Una salita insostenibile che si sta ridimensionando. Oggi ci troviamo sotto di circa il 20% dai top del 2020, in un contesto che non sembra ancora essere supportivo.
Osservando il grafico vediamo infatti come il 2020 ha provocato una prima rottura ribassista seguita da un pullback e ora da una nuova zampata verso il basso che però ha avuto una profondità modesta e che soprattutto sembra essere in via di riparazione. Un recupero sopra ai massimi di luglio sarebbe molto interessante in ottica prospettica.
ETF: le caratteristiche dello strumento per investire nell'immobiliare cinese
Questo ETF ha la particolarità di essere a replica fisica con un costo dello 0,59%. Allo stesso tempo è uno dei pochi prodotti che permette di investire in Asia senza distinzione tra Giappone e resto del continente. La composizione geografica è interessante. Un terzo è investito in società immobiliari giapponesi, un quarto di Hong Kong, poi Australia (17%) e Singapore (15%).
Anche la i settori che lo compongono sono variegati: i REITs commerciali rappresentano il 40% del portafoglio, mentre il 30% è costituito da real estate holding. La componente residenziale occupa circa il 10% del totale. Come detto, questo ETF distribuisce trimestralmente dividendi con un rendimento da distribuzione che nell’ultimo anno ha superato il 3%.
Ben diversificato tra oltre 100 società, lo strumento presenta anche valutazioni attraenti con un rapporto tra prezzo e valore contabile inferiore a 1. Come visto poco fa, dal punto di vista grafico l'evoluzione sembra essere interessante, ma credo che seguire molto da vicino questo ETF possa essere una buona idea per diversificare l’esposizione al mondo asiatico con uno strumento decisamente decorrelato dall’andamento degli indici più generalisti.