I movimenti tellurici innescati sul mercato asiatico possono, come spesso accade nel mondo degli investimenti finanziari, creare dei rischi ma anche delle opportunità. Colpito duro dal calo delle quotazioni sui mercati di Cina e Hong Kong, l’indice MSCI Asia Pacific ha sottoperformato l’indice americano S&P 500 di oltre l’8%, una performance relativa che non si vedeva dal 2002 e che risulta amplificata da una pandemia che non appare ancora sotto controllo nel continente asiatico dove le vaccinazioni procedono molto a rilento.
Il fatto che l’epicentro possa essere proprio Pechino, la seconda economia del mondo, lascia perplessi molti investitori sull’opportunità di entrare oggi su questi mercati. Considerando che la Cina rappresenta oltre il 40% dei tradizionali indici emergenti spaventa l’atteggiamento di chiusura da parte del Governo verso la concorrenza straniera come mostrato recentemente nel mondo dell’educazione online.
Un sintomo che i capitali finanziari stanno per ora a guardare (o addirittura uscendo dagli asset locali) è legato ad esempio alla performance dei cosiddetti junk bond, le obbligazioni non investment grade cinesi. Nel suo complesso questa tipologia di investimento è risultata perdente quest’anno di oltre il 7% con un sostanziale dimezzamento del valore nelle emissioni corporate con rating CCC dove si sono registrate perdite nell’ordine del 40%.
I prodotti gestiti che investono nel mondo corporate cinese stanno quindi soffrendo in maniera particolare, ma di riflesso questa situazione di tensione si registra in tutto il mondo obbligazionario emergente che investe nel debito societario più speculativo.
Investimenti: come investire in Asia con gli ETF
In Italia è quotato un ETF emesso da VanEck che ci offre la giusta prospettiva circa un movimento di correzione che potrebbe essere una sentinella del rischio futuro o al contrario un’opportunità di ingresso per chi è disposto a sopportare la volatilità.
VanEck ETF VanEck Vectors Emerging Markets High Yield Bond (ISIN IE00BF541080) replica l’indice ICE BofAML Diversified High Yield US Emerging Markets Corporate Plus composto da obbliazioni denominate in dollari statunitensi emesse da emittenti dei mercati emergenti non-sovranazionali e governative aventi rating inferiore all'investment grade.
L’indice replicato dall’ETF negli ultimi 5 anni ha ottenuto in dollari un rendimento annuo composto del 6,4% con un draw down in occasione del drammatico mese di marzo 2020 superiore al 20%. Il portafoglio attuale dell’ETF vede proprio la Cina come paese principale contributore con oltre l’11% seguito da Brasile e Turchia.
ETF partito nel 2018 con una capitalizzazione ancora modesta (poco sopra i 30 milioni di dollari) che offre però ad un costo molto competitivo (0,4% per anno) la replica fisica di un paniere di bond altrimenti impossibili da acquistare da parte di un investitore privato per taglio e liquidità.
A livello settoriale i finanziari rappresentano il 38% del portafoglio seguiti da energetici e materials che insieme fanno un quarto del paniere. Interessante il rendimento a scadenza offerto dall’ETF. Purtroppo non disponiamo dei dati di fine luglio, ma a fine giugno il paniere offriva già un 5% di rendimento a scadenza prevedibilmente salito nelle ultime settimane. Non esistono grossi rischi di duration essendo la stessa inferiore a 4.
Rischi ed opportunità di questo ETF sono tutti sul tavolo. La volatilità che potrebbe ancora interessare il mondo emergente e cinese in particolare rendono questo strumento più adatto a chi ha profili di rischio elevati ma le sue caratteristiche possono offrire una diversificazione aggiuntiva all’esposizione tradizionale verso il mondo emergente solitamente rappresentata da bond governativi o corporate investment grade.