Esistono ETF su quasi ogni tipo sul mercato, da quelli ancorati agli indici più tradizionali a quelli più “esotici” che mirano a replicare temi sempre più di nicchia. È questo il caso di un prodotto lanciato di recente in USA il cui scopo è quello di investire nelle società attive nel settore del cibo vegano.
Non solo un comparto (il classico food and beverage) ma una sua parte molto specifica. Secondo lo studio annuale pubblicato dalla Plant Based Foods Association e dal Good Food Institute, nel 2020 le vendite di prodotti alimentari vegani negli USA sono aumentate del 27%, contro il +15% registrato per le gli alimentari tradizionali.
Alimentazione vegana: un fenomeno in crescita
Un fenomeno ancora di nicchia se guardiamo a quante persone si professano effettivamente vegane in Italia (meno del 3% della popolazione) ma che, alla luce dei nuovi processi di produzione sostenibile per cercare di soddisfare gli obiettivi ONU nei prossimi decenni, potrebbe diventare più di una semplice moda.
Un report del 2016 reso noto dal Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), indicava che se la dieta vegana venisse adottata su larga scala a livello globale le emissioni di gas serra verrebbero ridotte fino al 70%.
Ovviamente obiettivo impossibile da raggiungere nella realtà, ma che ci può dare l’idea di quale processo di aggiustamento potrebbe subire nei prossimi anni l’industria alimentare. Le multinazionali infatti cominciano a fiutare l’affare offrendo sempre più prodotti vegan sugli scaffali dei supermercati.
ETF: i prodotti per investire nell'alimentazione vegana
Timidamente anche il mondo finanziario comincia ad entrare in questo mondo. Negli Stati Uniti è stato lanciato sul NYSE l’ETF VegTech Plant-based Innovation & Climate con spese correnti pari a 0,75% l’anno. Già qui comprendiamo bene la logica di chi produce e commercializza questi strumenti.
Inutile fare la guerra a Vanguard e iShares su ETF monstre che costano 5-6 centesimi l’anno: meglio andare su prodotti tematici ad alto valore aggiunto. Questo ETF appena lanciato si va ad aggiungere all'US Vegan Climate, già quotato negli States con spese correnti di 0,6% l'anno. Il confronto tra i due ETF è però impossibile.
Quest’ultimo strumento infatti vede ai primi posti delle società per peso percentuale Tesla, Nvidia e Visa. Il motivo è legato al filtro in ingresso per quelle società che contribuiscono a combattere il climate change ma anche che non utilizzano animali nelle loro sperimentazioni o produzioni.
Tornando al Veg Tech Plant–based, l’obiettivo dello strumento è quello di replicare un paniere di azioni che operano nei campi della tecnologia, produzione e commercializzazione dei cibi vegani, nell’agricoltura priva di utilizzo di animali, nei materiali animal free. Tutte queste caratteristiche dovranno essere unite da un piano di riduzione dei gas serra da parte delle singole società.
In Italia al momento non esiste nulla del genere, con l’ETF Rize Sustainable Future of Food (ISIN IE00BLRPQH31) che rappresenta lo strumento più liquido e capitalizzato che investe nell’innovazione e la sostenibilità dell’industria agro alimentare. Chissà se nel 2022 anche i vegani potranno sposare la loro filosofia a livello di investimento finanziario?