Chi investe in ETF ha la tendenza ad andare diretto sulla scheda mensile dello strumento tralasciando un documento forse ancora più importante, il KID. Acronimo di Key Information Document, in italiano declinabile come “informazioni chiave per gli investitori”, il KID ha il grande pregio di essere un documento armonizzato a livello europeo con lo stesso schema per fondi e ETF.
Questo schema comune permette di confrontare diversi strumenti con informazioni rappresentate in modo omogeneo. Soprattutto dentro ci sono numeri e parole che ogni investitore deve conoscere prima di investire anche solo 1 euro su un prodotto gestito, a replica passiva o attiva che sia.
KID: le 5 sezioni di quello di fondi e ETF
Da normativa, il KID deve essere diviso obbligatoriamente in cinque sezioni: obiettivi e politica di investimento, profilo di rischio e rendimento, spese, performance passata e informazioni pratiche. In due paginette troviamo tutto quello che serve per valutare se un fondo sta facendo bene il suo lavoro e quali rischi stiamo facendo correre ai nostri soldi.
Vediamo nel dettaglio cosa contengono queste cinque sezioni per un ETF. La premessa è che se lo schema di massima è rigido, ogni casa può arricchire con un testo personalizzato il contenuto.
La prima sezione, obiettivi e politica di investimento, ci dice dove investe l’ETF, quale indice replica, su quali attivi può investire (azioni, obbligazioni, ecc..), le modalità di replica dell’indice e le tecniche utilizzate, la frequenza dei ribilanciamenti, se il prestito titoli è applicato o meno, se i dividendi vengono distribuiti o reinvestiti, eventuali coperture del rischio di cambio ed altre informazioni utili a capire in quale mondo stiamo entrando.
La seconda sezione, profilo di rischio e rendimento, abbina ad una grafica colorata contenente un numero da a 1 a 7 che esprime il crescente grado di rischio dello strumento, un elenco di fattori di rischio insiti nello strumento. Calcolato sui dati di volatilità storici, questo numero rappresenta una etichetta di rischiosità simile a quella che troviamo in alcuni casi sugli alimenti. Con un immediato colpo d’occhio l’investitore potrà comprendere che un ETF con rischio 6 avrà una elevata dose di rischio quanto a volatilità ma non solo. Infatti ai rischi legati alla natura degli strumenti impiegati(azionario, di credito, di tasso, di valuta, ecc…) si sommano rischi esterni. Tra questi vengono sempre citati i rischi di controparte. Per controparte di un ETF si intendono quelle istituzioni che forniscono servizi di custodia delle attività oppure controparti di prodotti derivati o ancora di prestito titoli. L’insolvenza di una di queste controparti istituzionali può generare perdite per l’ETF.
La terza sezione è quella solitamente più osservata degli investitori, ovvero quella delle spese. A parte le indicazioni di cosa comprende la voce spese correnti e cosa no (ad esempio le spese di compravendita sostenute dal gestore per ribilanciare), questa percentuale di prezzo annua non è un valore certo, ma solo la stima di quello che l’ETF richiederà all’investitore per sostenere l’attività di gestione e amministrativa. Non a caso è sempre precisato nel KID stesso che il dato delle spese fa riferimento a quelle sostenute nell’anno precedente.
La quarta sezione è forse quella più importante per valutare un ETF visto che vengono confrontate le performance storiche dello strumento con quelle dell’indice benchmark. Essendo le performance al netto dei costi da qui possiamo capire se la tracking difference (ovvero la capacità dell’ETF di replicare adeguatamente il benchmark) è soddisfacente. Una tabella ed un istogramma di facile comprensione completano questa parte.
La quinta e ultima sezione si chiama informazioni pratiche poiché comprende una lista di informazioni appunto di varia natura ma non sempre utilissime per l’investitore. Legislazione applicata, siti internet di riferimento per reperire documentazione, fonti ufficiali di prezzo, banca depositaria ed altro ancora per completare un KID ricco di informazioni e soprattutto utilissimo per comprendere pienamente dove, con chi e con quale rischio, stiamo investendo i nostri risparmi.
Ecco perché il primo documento da studiare è sempre questo. Poi verrà la scheda mensile.