Le azioni USA sono care, quelle del resto del mondo no. Non ci sono dubbi come alcuni indicatori degli indici statunitensi siano su livelli estremamente tirati. Che si tratti del Cape di Shiller o del Q di Tobin, i numeri parlano chiaro.
Chi compra asset americani non potrà meravigliarsi se fra una decina di anni i ritorni non saranno stati mirabolanti. Purtroppo, l’indice MSCI EAFE che di fatto raggruppa le Borse mondiali al netto degli Stati Uniti, non è replicato in Italia e in Europa da nessun ETF. Negli USA è invece utilizzato alla grande per diversificare i portafogli di investimento con qualche ingrediente internazionale.
MSCI EAFE: come ricreare in Italia una composizione di portafoglio al netto USA
Ma quale è la composizione dell’indice MSCI EAFE? Cominciamo con il dire che il 22% del portafoglio è composto dall’azionario giapponese, seguito dal 14% di equity inglese, 11% di Francia e Svizzera. Tutto il resto è spalmato tra azioni di Paesi europei e appartenenti all’area pacifica.
Se vogliamo sintetizzare al massimo possiamo dire che il 65% dell’EAFE è europeo, il 35% è pacifico.
Quando acquistiamo un ETF che replica l’indice MSCI Europe o FTSE Europe, entriamo su un benchmark per un quarto rappresentato da Gran Bretagna.
Ecco che acquistando ad esempio un Vanguard FTSE Developed Europe (ISIN IE00B945VV12) abbiamo già messo insieme il primo pezzo del puzzle. La componente pacifica è invece rappresentata prevalentemente da azioni giapponesi per circa il 65% e da azioni australiane per circa il 20%. Tutto il resto viene spalmato su paesi come Hong Kong, Taiwan, Singapore, ecc.
Non quotato in Italia ma solo in Germania, Lyxor offre la possibilità di coprire questa parte del pianeta con il Lyxor MSCI Pacific (ISIN LU0392495023). L’alternativa per rimanere sul mercato italiano è quella di acquistare due ETF separati, uno che investe sul mercato nipponico e l’altro sull’area pacifica senza il Paese del Sol Levante.
Ma torniamo al nostro indice EAFE. Quali sono le sue caratteristiche settoriali? Sicuramente la prima risposta è che l’indice EAFE ha una componente value importante. Finanziari e industriali pesano per il 16% del totale seguiti da healthcare e information tech al 10%.
Lecito anche chiedersi quali sono state le differenze di rendimento negli ultimi anni. Dal 2000 il passo dell’indice EAFE è stato decisamente più lento. 6,2% di performance annua composta per il World, 4,4% per questo paniere. Ancora più ampio il differenziale negli ultimi 10 anni. 10,7% per il listino globale, 6,2% per l’EAFE (fonte dati MSCI.com al 28 febbraio 2022).
Investire senza guardare agli USA: ecco tutti i motivi
Quello che spinge gli analisti a pronosticare una prossima decade diversa sono i fondamentali. Intanto il dividend yield che per l’EAFE tocca il 2,8% contro il 1,8% del World, poi il rapporto prezzo utili: un interessante 15 per il primo, contro il 20 del secondo.
In conclusione, possiamo dire che le premesse per un recupero del terreno perduto dall’azionario ex – US ci sono almeno in termini storici. Parola al mercato, anche se la guerra tra Russia e Ucraina rischia di allontanare ancora il momento del recupero.
Le valutazioni sono appetibili ma purtroppo manca un prodotto unico sul quale investire, almeno in Europa. Le possibilità di costruire in maniera sintetica uno strumento complementare però sono alla portata dell’investitore italiano con costi limitati tipici di un ETF.