C’è un mercato azionario che nell’ultimo anno nonostante una valuta molto forte e un’economia non in recessione è in bear market conclamato e sta cadendo ininterrottamente da oltre un anno: la Cina. L’indice MSCI China perde il 30% rispetto a 12 mesi fa, una bella differenza rispetto al +12% di un indice globale. Il motivo è presto detto.
Il listino replica le società cinesi più grandi e liquide quotate sulla Borsa di Hong Kong. La differenza rispetto al paniere locale è notevole. L’indice CSI 300 ad esempio nello stesso arco temporale ha perso appena il 3%. Gli effetti delle restrizioni di Pechino sulla ex colonia britannica combinati ai vincoli posti ad alcuni big del settore stanno ancora oggi zavorrando le quotazioni.
Una differenza che a livello grafico si comprende soprattutto per i tempi della discesa. L’indice cinese ha cominciato a scendere molto prima di quello globale, trascinandosi dietro una buona parte dei mercati emergenti.
MSCI China: indice sui supporti chiave
Ma attenzione: il grafico lascia intravedere che siamo in vista di uno di quei supporti che si vedono raramente proprio perché sono considerati di lungo termine. La distanza che separa MSCI China dai minimi del 2018 e del 2020, due annate nelle quali le borse entrarono in fibrillazione, è ormai minima. Un’opportunità da cassettisti.
Pensare ad un’inversione di quella che appare una tendenza secolare (il bull market è cominciato nel 2003) è un’ipotesi forte. Perché non gettare più di uno sguardo interessato all’equity cinese? Con la fuga degli investitori dal mercato russo e con i possibili vantaggi commerciali che Pechino potrebbe avere direttamente con Mosca o indirettamente per una perdita di peso economico della Russia nello scacchiere mondiale, l’indice cinese può rappresentare un’alternativa interessante.
Gli stessi gestori emergenti potrebbero trovare negli indici asiatici una sponda temporanea di arbitraggio in uscita da azioni russe che per effetto delle sanzioni rischiano di diventare non più scambiabili sul mercato per carenza di liquidità e regolamento tra controparti.
ETF: come investire sulle azioni cinesi
Gli ETF quotati a Milano che replicano il listino di cui abbiamo parlato sono tanti. Xtrackers MSCI China (ISIN LU0514695690) è il più capitalizzato con una storia piuttosto lunga. Osservando i primi titoli in portafoglio capiamo ancora meglio perché si è sviluppato questo ribasso. Tencent e Alibaba rappresentano un quarto della ponderzione e i cali che hanno colpito le due società negli ultimi mesi dopo il giro di vite di Pechino su alcuni business privati sono stati molto importanti.
Già a fine febbraio la valutazione del rapporto prezzo utili era inferiore a 12. Beni di consumo, comunicazione e finanza rappresentano i tre settori che assieme rappresentano il 60% di un portafoglio che non fa della diversificazione il suo punto di forza.
Negli ultimi 10 anni MSCI China ha fatto meglio di un generico indice emergente (+6% contro +4,5% annuo), mentre gli equilibri si ribaltano a 3 anni con il paniere che vede dimezzate le performance rispetto a quello emergente (+3% contro 7,5%). Se di occasione secolare si tratta i livelli di ingresso non sono lontani da quelli attuali.