Correva il mese di ottobre quando su queste pagine ho pubblicato un articolo che proponeva l’investimento in small cap come un'idea per diversificare un’esposizione a settori un po' cari come erano allora soprattutto i growth, ma anche per sfruttare una ripresa post-Covid alimentata da spesa pubblica e tassi a zero.
Da quel momento il comparto delle società a bassa capitalizzazione non sì è più girato indietro confermando anche un breakout rialzista di forza relativa verso le Large Caps che da tempo era assente dai radar.
L’indice per eccellenza è il Russell 2000 americano, ma in realtà anche a livello globale la forza delle piccole capitalizzazioni si è vista tutta, e tra poco vedremo come è possibile diversificare il proprio portafoglio di investimento tramite un ETF che copre la capitalizzazione mondiale di questo comparto come sempre a costi contenuti.
Proprio l’espansione fiscale messa in campo dai Governi centrali, combinata alle difficoltà logistiche all’importazione in alcuni settori a causa del Covid, sembrano aver avvantaggiato quelle piccole imprese che vengono riscoperte a livello nazionale: i cosiddetti campioni nazionali tornano in vetrina.
Investire nelle Small Caps con gli ETF
In termini di performance un ETF che investe in Large Caps come iShares MSCI World negli ultimi 3 anni ha superato il 50% di performance con le Small Caps rappresentate dallo SPDR World Small Cap ormai a ruota (44%). Ma è proprio negli ultimi 12 mesi, quelli coincisi con la pandemia, che le aziende a bassa capitalizzazione hanno messo il turbo con un distacco di 25 punti rispetto a quelle con capitalizzazione elevata.
L’ETF di SPDR quotato in Germania (ISIN IE00BCBJG560), pur costando decisamente di più (0,45%) rispetto ai tradizionali ETF che investono sugli indici più celebri come l'S&P 500 o il MSCI World, ha saputo raccogliere negli ultimi tempi i frutti di multipli più contenuti e tutt'ora inferiori a 20 se guardiamo al classico P/E.
Questo strumento ha il vantaggio di una diversificazione settoriale maggiore. Ad esempio l’information technology qui è solo al secondo posto con un 13% ben distante dal 18% del caro vecchio settore industriale. Seguono sempre al 13% ciclici, finanziari e salute.
Essendo molto ampio il paniere con oltre 3.000 titoli in portafoglio, l’ETF di SPDR annovera tra i primi titoli (ma sempre con percentuali di 0,2%) Plug Power salita alla ribalta per l’esposizione al settore dell’idrogeno, oppure Penn Gaming, a sua volta in forte crescita grazie ai lockdown che hanno favorito il settore dei videogiochi.
A livello geografico non ci sono grandi differenze rispetto ad un tradizionale MSCI World. Domina l’America con il 57% del peso, seguita da Giappone (11%) e Regno Unito (6%). Interessante però la presenza di alcuni paesi emergenti come Hong Kong, Singapore e Israele.
Tra le altre caratteristiche da ricordare di questo ETF il fatto che la replica fisica è a campione. Infatti l'indice MSCI World Small Cap include titoli a bassa capitalizzazione appartenenti a 23 mercati sviluppati ed è composto da oltre 4.300 titoli, circa mille in più di quelli presenti nell’ETF.
Coffeehouse, Butterfly, Merriman, Pinwheel sono alcuni dei portafogli che ho presentato su investire.biz negli ultimi mesi e che fanno un utilizzo piuttosto importante di Small Caps. Con questo prodotto sarà molto semplice adeguare la propria allocation a questo stile.