Esistono tipologie di investimento che negli ultimi anni non hanno certamente fornito grandi soddisfazioni. Uno di queste è l'investimento obbligazioni emergenti. Il cosiddetto carry, ovvero il differenziale di tasso rispetto ad un titolo free risk americano piuttosto che tedesco, non è stato sufficiente a coprire le svalutazioni delle divise emergenti.
Ma anche al netto dell’effetto cambio il rapporto tra rendimento e rischio non è stato eccellente. Recentemente anche Credit Suisse nel suo Global Investment Yearbook 2021 ha dedicato una sezione specifica proprio agli investimenti nei paesi emergenti. Diciamo che il risultato non è stato molto lusinghiero per il mondo obbligazionario.
I bond emergenti hanno sottoperformato quelle del mondo sviluppato dal 1950 al 2020 anche se negli ultimi 30 e 20 anni i rapporti di forza si sono invertiti. Credit Suisse è andata addirittura indietro di un secolo e ha notato come l’investimento in obbligazioni dei Paesi non sviluppati ha reso in termini reali un rendimento annuo composto nominale in dollari del 2,7% contro il 4,9% dei titoli di Stato appartenenti al mondo sviluppato. Aggiustato per l’inflazione il rendimento annuo reale diventa negativo di -0,2%.
Una cornice di lungo periodo che naturalmente offre una prospettiva che mal si concilia con quella dell’investitore di oggi, alla ricerca di qualche strumento a reddito fisso in grado di offrire qualcosa di meglio del tasso negativo delle obbligazioni europei.
Investire nei bond emergenti con gli ETF
La forza del dollaro delle ultime settimane, combinata al rialzo dei rendimenti sulla parte lunga della curva, hanno frenato quel recupero messo in campo soprattutto dalle emissioni emergenti in hard currency. Per un breve periodo l'iShares JP Morgan USD EM Bond EUR Hedged (ISIN IE00B9M6RS56) è ritornato sopra i massimi di febbraio per poi scendere del 4% da inizio anno con un leggero recupero negli ultimi giorni.
Qui pesa soprattutto una duration effettiva superiore agli 8 anni che, pur con un rendimento del portafoglio a scadenza superiore al 4%, non ha potuto evitare lo tsunami innescato dal brusco rialzo del decennale americano in poche settimane.
L’altra sponda che può essere interessante esplorare è quella delle local currency emergenti. Anche qui iShares offre un ETF con oltre 6 miliardi di capitalizzazione, quindi molto liquido anche per chi volesse fare trading. L’ETF iShares JP Morgan EM Local Government Bond (ISIN IE00B5M4WH52) ha perso meno rispetto al precedente per effetto di una rivalutazione valutaria che ha attraversato il mondo emergente, dalla lira turca al rand sudafricano fino al renmimbi cinese.
Qui il grafico dell’ETF si presenta particolarmente intrigante visto che ancora una volta i prezzi sono tornati a ridosso dei minimi dell’estate 2020 senza scendere sotto. Ad avvantaggiare anche questo ETF una duration effettiva più bassa rispetto allo strumento che investe in bond hard currency (poco più di 5 anni) e un rendimento a scadenza di poco superiore (4,6%).
Se il dollaro dovesse riprendere la sua marcia verso la debolezza e i tassi a lunga scadenza rallentare la loro corsa, queste possono essere due buone idee di investimento per il resto del 2021.