L’inflazione è qui per restare ancora qualche anno. Lo dicono le Banche centrali e anche i rendimenti a lunga scadenza delle obbligazioni risaliti negli ultimi tempi. Questo significa consumatori colpiti direttamente al cuore del potere d’acquisto con inevitabili riflessi nel cambiamento degli stili di consumo.
Uno dei dubbi che potrebbe avere l’investitore al quale piace muoversi tra i vari settori azionari è se ha più senso investire in società che operano nel settore dei consumi di base (i cosiddetti consumer staples) e quelle che operano in consumi non necessari (consumer discretionary). La differenza tra staples e disretionary è sostanzialmente tra beni essenziali che servono per sopravvivere e consumi funny, non essenziali.
Consumi di base o non necessari: dove è meglio investire?
Le aziende che soddisfano i consumi di base sono quelle che commercializzano cibo, prodotti per l’igiene personale, farmaci. Anche in caso di recessione e inflazione, si tratta di merci che vengono comunque acquistate. Tra le società che rientrano nel mondo staples ci sono Danone, Coca Cola, Procter & Gamble.
Dall’altro lato, tra i discretionary, troviamo tutto ciò che una contrazione del reddito disponibile può diminuire quanto a consumi. Viaggi, beni di lusso, divertimenti, auto di grande cilindrata, ecc… Tra le società che rientrano nel mondo discretionary troviamo Tesla, Disney, Amazon, Nike.
La recessione finora scongiurata, ha riportato denaro sui discretionary, ma l’inflazione rimane un fattore in grado di zavorrare gli utili societari oltre che i consumi delle famiglie.
I costi crescenti di produzione potrebbero comprimere i margini di reddito se l’ambiente è molto competitivo, favorendo in un ideale arbitraggio di borsa gli staples, società in grado di traslare abbastanza agevolmente a valle sul consumatore i maggiori costi visto che il consumatore difficilmente rinuncerà a questi consumi.
È possibile scegliere con quale tipo di società investire anche con gli ETF. Sul mercato è quotata una vasta gamma di ETF che investono a livello globale, americano o europeo. Ho scelto per il confronto gli ETF di Xtrackers che investono in staples e discretionary americani.
Il primo numero che colpisce non è quello del rendimento, ma della volatilità. Per i consumi discrezionali la volatilità è doppia rispetto all’ETF sui consumi di base. Il 27% contro il 18% è un dato importante e che negli ultimi anni ha però premiato Xtrackers Msci USA Consumer Discretionary con una performance di poco superiore ai 10 punti percentuali complessivi rispetto a Staples.
Gli ETF di Xtrackers hanno costi molto bassi (0,12%), sono a replica fisica totale con un numero di società che non supera le 40 aziende per gli staples e le 65 per i discretionary. Quindi la concentrazione è un fattore da considerare.
Per quello che riguarda la versione Staples, Procter & Gamble fa la parte del leone quanto a peso nell’ETF con il 14%, seguita da Pepsi al 10% come Coca Cola. Tra i primi cinque troviamo anche WalMart e Costco.
Andando invece nella versione Discretionary, domina Amazon con il 27%, seguita da Tesla al 17%, Home Depot, McDonald’s e Nike a seguire con percentuali attorno al 5%.
Ultima nota sulle valutazioni. Il rapporto prezzo utili dei consumi discrezionali ha un valore forward di 28 contro il 20 dell’indice generale Msci Usa. Molto più cheap il mondo dei consumi di base con un P/E allineato a quello del mercato nel suo complesso.
Una sfida interessante, quella tra consumi di base e discrezionali. Chi saprà vincere in un ambiente dove l’inflazione e i tassi di interesse rimarranno alti ancora a lungo?