Nessun analista inseriva ad inizio anno la borsa giapponese tra quelle con le migliori prospettive e invece i listini nipponici, proprio nel momento in cui i grandi si incontravano nel G7 di Hiroshima, hanno ritoccato massimi che non vedevano dal 1990. Tempi che richiamano alla mente lo scoppio di una delle bolle speculative più importanti dal dopoguerra quando la borsa giapponese dominava gli indici mondiali.
Il motivo si chiama yen particolarmente conveniente unito a ritorno degli investitori esteri che solo ad aprile hanno fatto entrare nel paese oltre 15 miliardi di dollari. Goldman Sachs è positiva sulle prospettive economiche, Warren Buffett investe in società giapponesi, tassi a zero garantiti in un mondo che vede le banche centrali sempre più irrigidite ed ora anche un’economia pimpante come testimoniano i Pmi manifatturieri già tornati sopra quota 50 punti, livello che demarca espansione da recessione.
La borsa giapponese da inizio 2023 non è stata la listino migliore; buona parte dell’Europa inframezzata dal Messico, ha fatto meglio, ma certamente il Giappone dopo anni di letargo stupisce. Anche perché graficamente la lettura grafica si fa molto intrigante.
Investire sul Giappone con gli ETF
Come può investire oggi in ETF un investitore? C’è solo l’imbarazzo della scelta compresa l’opzione di coprire o meno il rischio valutario yen. Addirittura sono 75 gli ETF che ho contato sulla piattaforma JustETF.
L’indice Msci assieme al Ftse copre la maggior parte delle indicizzazioni. iShares e Vanguard, assieme ad Amundi e Xtrackers hanno ETF con capitalizzazione superiore al miliardo di euro, quindi con nessun problema di liquidità.
Se Vanguard replica l’indice Ftse che investe nelle large e mid cap giapponesi, altri emittenti puntano prevalente all’indice Msci Japan che fa praticamente lo stesso valore. iShares ha però un’opzione interessante e più completa in iShares Core Msci Japan IMI. La sigla IMI è importante perché significa che oltre a large e mid cap, nel paniere dell’ETF sono presenti anche piccole capitalizzazioni.
Amundi è leader quanto a costi con i suoi ETF della serie Prime Japan. Sono solo 5 i punti base pagati ogni anno per investire sul mercato azionario giapponese con questi strumenti. SPDR propone invece l’ETF più cheap che replica l’indice Msci con 12 punti base all’anno di costi.
Il grafico dell’ETF di iShares fotografa molto bene il momento attuale con un potenziale doppio minimo realizzato nel 2022 seguito da un'accelerazione verso l'alto e poi un classico pull back sulle precedenti resistenze ora supporti. Ghiotta opportunità per chi cerca mercati interessanti.
Come detto in apertura sul mercato giapponese è possibile investire in vari modi. Dagli ETF con un esclusivo indirizzo di sostenibilità a quelli a cambio coperto (iShares, il migliore a distanza di 5 anni), passando per gli strumenti che replicano indici più celebri (e meno diversificati) come il Topix oppure il Nikkei 225. Esiste anche la possibilità di investire esclusivamente nella sole piccole capitalizzazioni giapponesi (le peggiori a distanza di 5 anni con un modesto +3% total return). Interessante anche notare che la volatilità è praticamente identica per tutti gli ETF indipendentemente dagli indici replicati (17%), con la versione a cambio coperto che si “muove” di circa 3 punti percentuali in meno all’anno.
Un paese che torna all’improvviso attraente per gli investitori, ma che per fortuna può offrire qualsiasi tipo di indice facilmente replicabile a basso costo. La versione Msci Japan Imi è la più completa quanto a diversificazione comprendendo le small caps.
L’ETF eur hedged è invece il più performante vista la tendenza declinante della divisa nipponica e il premio di copertura offerto a chi investe in questi strumenti.