Il settore healthcare sembra aver perso temporaneamente lo smalto di settore difensivo a giudicare dagli ultimi avvenimenti grafici. Ma in realtà la pandemia ha le sue colpe nelle recenti performance del comparto.
Da inizio anno l’azionario mondiale ha regalato una performance in doppia cifra, mentre i farmaceutici sono addirittura scesi sotto lo zero, un segnale di disaffezione degli investitori nonostante le continue tensioni geopolitiche e inflattive che si respirano sul mercato.
A dire la verità, allargando il tiro a un lustro, le performance si equivalgono confermando la solidità di un settore che probabilmente ha ottenuto eccessivi benefici durante la pandemia e ora si sta riallineando alla sua media storica di rialzo. Che Msci ci comunica essere quasi 3 punti percentuali superiore dal 1994 a quello del Msci World (10,6% contro 7,8%).
A questo si aggiunge anche una volatilità inferiore, confermando ancora una volta la bontà della scommessa settoriale anche in termini di rapporto tra rischio e rendimento. Altro tassello importante a conferma della difensività del settore la sua capacità di arginare i ribassi durante i bear market. Il massimo drawdown del settore farmaceutico è stato infatti registrato nel 2009 con -38% contro il -57% del Msci World.
ETF: Msci World Healthcare verso un importante supporto
Tornando al grafico del settore Msci World Healthcare i tre massimi crescenti ravvicinati avallavano l’ipotesi di una correzione che effettivamente è in corso. Dopo aver ritoccato i massimi storici l’indice ha decisamente svoltato verso il basso ed ora sta puntando quella che sarebbe una zona di supporto di lungo periodo molto interessante come si può apprezzare dall'ETF di settore che analizzeremo a breve.
Secondo le metriche fattoriali elaborate da Msci questo indice ha una spiccata tendenza al cosiddetto fattore low volatility mentre risulta sottopesato quanto a stile small cap. E infatti al suo interno troviamo solo grandi multinazionali.
Osservando la composizione dell’ETF di Xtrackers, uno dei più capitalizzati, prevalgono a livello geografico gli Stati Uniti con addirittura il 70% di peso seguiti a grande distanza da Svizzera (7%) e Danimarca (5%). Per i due paesi europei Novartis e Roche sono i campioni elvetici, mentre la sorprendente Novo Nordisk occupa addirittura la quarta piazza quanto a peso percentuale. United Health, Lilly e J&J le prime tre società americane in portafoglio.
Attenzione però a non generalizzare e osservare con attenzione la composizione intersettoriale. I farmaceutici, infatti, occupano una quota rilevante del 42%, ma a seguire troviamo ad esempio biotecnologici (14%) e attrezzature sanitarie (14%). Nei vari sottosettori anche servizi alla sanità, case di cura, case di ricerca e tanto altro che rendono indubbiamente il settore non solo legato al tradizionale settore della cura alla persona.
L’ETF ha un costo competitivo (0,25% all’anno) è a replica totale con 140 titoli in portafoglio. A livello di metriche fondamentali siamo in una situazione fair con il rapporto prezzo utili a 17.
Non si può che guardare con interesse al settore healthcare soprattutto per la possibilità che presto possa venire interessato un supporto tecnico fondamentale per il proseguimento di un bull market che, prima di tutto, avrebbe il pregio di offrire sonni meno travagliati ai suoi investitori durante fasi turbolente dei mercati. Come la storia ci ha insegnato molto bene.