Le Terre Rare rappresentano da anni una specie di Eldorado potenziale al quale molti investitori (ma soprattutto gestori) si sono affezionati confidando nell’effetto rarità combinato, come conseguenza, all’aumento dei prezzi.
Nel mondo delle commodity è vero che la scarsa offerta determina una tensione sui prezzi nell’immediato, ma è anche vero che l’offerta stessa si adegua spinta dall’interessante opportunità di margini reddituali. Nuove scoperte combinate a maggiore efficienza gestionale spingono così l’output progressivamente in alto riportando in equilibrio domanda e offerta e di conseguenza i prezzi.
Le Terre Rare rappresentano un tipico fenomeno di marketing finanziario pompato dai produttori di fondi e ETF, ma poi un po' abbandonato a sé stesso come gli investitori che hanno creduto al presunto monopolio cinese sul tema. I miei primi articoli sul tema risalgono all’inizio del 2023 (Che succede alle Terre Rare?) e da allora per l’ETF tematico di VanEck le cose sono solo peggiorate, almeno per quello che riguarda le valutazioni di mercato.
ETF Terre Rare: le valutazioni sono molto attraenti
Il grafico mostra in modo evidente il down trend dell’ETF VanEck Rare Earth and Strategic Metals (REMX il ticker).
Questo ETF da febbraio in avanti ha avviato una fase di ripresa che in parte ha coinciso con il maggior interesse del mercato per i metalli in generale, dal rame in giù. Segno che le scorte erano evidentemente arrivate a livelli di guardia.
Quello in corso appare però ancora un semplice rimbalzo all’interno di un trend negativo che solo sopra certi livelli di prezzo (10 euro per quota per quello che riguarda questo ETF) può essere considerato un primo concreto segnale di risveglio.
L’ETF è composto da 27 azioni ed è stato quotato nel 2021. Geograficamente diviso in tre parti (Australia, Cina e Stati Uniti occupano i tre quarti del paniere) con quote residue in paesi come Canada e Cile.
Profilo classico da ETF che investe in titoli minerari anche nelle valutazioni, l’indice sottostante risulta essere molto “cheap”. Il rapporto prezzo utili è sotto 6. Quello tra prezzo e valore di libro a 1,5. Interessante notare anche il livello di capitalizzazione di questo ETF che è diviso tra mid e small cap in maniera quasi uguale.
Relativamente diversificato tra le singole società con le prime cinque che occupano circa un terzo del paniere con nomi poco conosciuti come Albermarle, Pilbara, China Northern Rare Earth, Arcadium e Lynas. La replica è fisica con costo tipico da ETF tematico e pari a 0,59%.
Uno strumento che, a differenza di una buona parte del mercato azionario, ha assunto una direzione opposta negli ultimi anni che ha reso le valutazioni molto attraenti. Naturalmente l’investimento è poco diversificato e concentrato su medie e piccole capitalizzazione del solo settore minerario. L’ETF può diventare interessante in prospettiva, ma solo a condizione che il mercato fornisca chiari segnali di risveglio nei prezzi superando certi livelli tecnico grafici.