Al giro di boa del 2025 può essere interessante fare un tagliando anche agli ETF Smart Beta, ovvero quegli strumenti “attivi” che utilizzano regole prestabilite per fattori di rischio per investire in modo alternativo rispetto al tradizionale indice globale a capitalizzazione e con ripartizione geografica.
La buona notizia per gli Smart Beta in questa prima parte di 2025 è che tutta la batteria che ho analizzato, momentum, value, min volatility e multifattoriale hanno battuto il più classico degli ETF che replica l’indice Msci World. Tutti eccetto uno, ovvero l’ETF che fa della qualità il suo fattore obiettivo.
Proprio iShares Edge Msci Quality Factor, oltre a perdere da inizio anno tre punti rispetto all’azionario mondiale, rimane l’unico fattoriale ancora negativo a distanza di 12 mesi pur essendo in media con buona parte degli altri Smart Beta a distanza di 5 anni. Ma con una interessante postilla che vedremo tra poco.
In questo 2025 per ora poco direzionale per le Borse mondiali, emerge il value che spunta un segno positivo seguito da momento, min volatility e multifactor tutti allineati in prossimità dello zero.
Curioso notare come nell’anno in corso l’ETF Smart Beta più volatile (il momentum con volatilità annua del 21%), ha ottenuto lo stesso risultato di quello meno volatile (il min volatility con 11%).
ETF Smart Beta vs azionario mondiale
Ma come detto poco fa, c’è un altro aspetto più di lungo periodo che deve far riflettere. Nell’ultimo lustro partito con il Covid nel 2020, investire in un semplice indice azionario mondiale ha permesso di ottenere un risultato migliore di tutti gli Smart Beta presi singolarmente.
Questa la clamorosa notizia che mette in discussione la valenza di prodotti che dovrebbero essere utili a migliorare la diversificazione di portafoglio grazie al gioco delle decorrelazioni. Eppure, a 5 anni di distanza l’azionario globale stacca di almeno 5 punti lo Smart Beta più performance (il momentum) e di quasi 40 punti quello meno performante di azioni a bassa volatilità. Il multifattoriale di iShares che dovrebbe sintetizzare tutte queste strategie, in 5 anni paga dazio di quasi 10 punti percentuali rispetto all’azionario globale.
Dal lancio di questi prodotti nel 2015 solo il fattore momentum ha fatto meglio dell’azionario globale, mentre il multifattoriale risulta attardato di oltre 40 punti percentuali.
Pur con la doverosa puntualizzazione che la vera strategia Smart Beta va lungo di un fattore, ma corto di mercato globale, cosa che non fanno questi ETF, è evidente che dopo 10 anni le promesse di questi prodotti si sono rivelate effimere. Sia per quello che riguarda la diversificazione che per il contenimento del rischio, con il multifattoriale che ha performato peggio a parità di volatilità.
Con l’avvento dei tanti ETF attivi siamo al tramonto degli Smart Beta?