Non sembra esserci pace per il settore auto europeo, colpito duramente dalla promessa di dazi di Donald Trump e dalla momento-no di Stellantis sull’onda di numeri che chiariscono molto bene la crisi nera che sta attraversando uno dei settori industriali più importanti per l’Europa. Un Vecchio Continente che ha svoltato con decisione verso l’elettrico senza preoccuparsi di preparare tutto il proprio tessuto imprenditoriale al cambio di strategia.
Le dimissioni dell’AD di Stellantis Taveres ha fatto sprofondare l’azione italo-franco-americana a nuovi minimi. Il licenziamento di fatto da parte dei vertici con tanto di buonuscita milionaria, lascia la società in balia di un contesto di mercato molto complicato dove gli investimenti nell’elettrico non sono ripagati da adeguata domanda sul mercato, ma anche con una realtà organizzativa dove alcuni marchi stanno mostrando grandi difficoltà a rimanere sul mercato.
E così, dopo gli scioperi di Volskwagen, si apre anche la crisi di Stellantis. Il mercato europeo dal 2019 ha visto ridursi le immatricolazioni di oltre il 23% con le quasi 12 milioni di auto vendute che rimangono ben lontane dall’essere raggiunte anche a causa dello scarso contributo del settore delle auto elettriche. Nel 2024 si prevede che appena il 16% delle vendite saranno auto elettriche con i consumatori che non sembrano persuasi dalla nuova e costosa tecnologia.
E la Borsa, come spesso accade, ha anticipato in modo puntuale quello che sarebbe successo agli utili delle case automobilistiche europee.
Settore Auto in Borsa entrato formalmente in "bear market"
Il settore Stoxx600 Europe Automobiles & Parts replicato ad esempio dall’ETF di iShares è formalmente entrato in bear market perdendo negli ultimi 6 mesi il 20%. Il tutto in un contesto di mercati mondiali ben intonati. L’ETF storico di iShares (è nato nel 2002) dal lancio ha sì triplicato il suo valore ma negli ultimi 5 anni ha guadagnato meno del 20%; negli ultimi 3 anni ha perso il 5% del suo valore.
Una caduta molto importante che è stata causata da una contrazione importante negli utili che ha portato il settore ad essere uno di quelli più a sconto dell’intero listino. Il rapporto prezzo valore di libro è di 0,6, il rapporto prezzo utili sotto a 5. Il prezzo sta quindi scendendo rapidamente per allinearsi a prospettive fosche dove la redditività si mantiene prevalentemente grazie a tagli nei costi.
E dire che l’ETF di iShares a inizio anno aveva realizzato un nuovo massimo storico, ma la maledizione dei massimi ogni 3 anni (2015,2018, 2021 e ora 2024) ha colpito ancora spingendo violentemente verso il basso prezzi ormai prossimi ai minimi dell’autunno 2022.
Ferrari, Mercedes, Stellantis i primi 3 titoli con la compagine italiana (Stellantis + Ferrari) che copre addirittura il 38% del portafoglio. Mercedes si ferma al 15% in un settore molto concentrato rappresentato da 13 società.
Il grafico e la caduta in corso non invitano per il momento all’ingresso in un settore dove la visibilità è poca e l’impatto normativo è notevole. Probabilmente saranno nuove aggregazioni/fusioni a rivitalizzare un settore che per ora non può che difendersi consapevole che anche l’arma degli incentivi statali è ormai spuntata. Un comparto sicuramente a sconto, ma come proprio questo esempio insegna, questo non significa affare sicuro.