C’è un fenomeno originale e nuovo che sta prendendo forma sui mercati obbligazionari. Qualcosa che mette in difficoltà chi ha sempre professato la tesi della moderna allocazione di portafoglio dove gli strumenti rischiosi offrono una maggiore remunerazione ma a fronte di una maggiore volatilità.
Il fenomeno coinvolge il mercato obbligazionario dei bond emergenti in valuta locale se messi a confronto con i teoricamente più sicuri e meno volatili bond dei paesi sviluppati.
Negli ultimi 5 anni le tossine dei tassi zero combinate alla debolezza di alcune valute appartenenti al mondo sviluppato come dollaro americano e yen hanno appesantito le performance degli ETF globali ex emergenti che escono perdenti rispetto agli equivalenti bond dei paesi emergenti emessi in valuta locale, addirittura meno volatili rispetto a Treasury, Bund e JBond.
Bond Paesi sviluppati vs Bond Emergenti: chi vince il confronto con gli ETF
Se utilizziamo come strumenti di confronto l’ETF aperto al rischio cambio di Xtrackers Global Government Bond e lo confrontiamo a SPDR BBG Emerging Market Local Bond, scopriamo che a 1, 3 e 5 anni le obbligazioni dei Paesi emergenti in local currency escono vincenti dalla sfida.
Il divario di rendimento è un crescendo con 6, 14 e 23 punti a favore dell’ETF di SPDR, mai negativo nelle tre scansioni temporali a differenza dei bond globali appartenenti al mondo sviluppato, sempre negativo quanto a performance.
Stati Uniti e Giappone rappresentano il 40% dell’ETF di SPDR e sappiamo quanto le due valute locali abbiano zavorrato una performance ancora più appesantita però dal crollo nei prezzi e dalla conseguente risalita dei rendimenti provocata dalla fine del tasso zero nel 2022.
Seppur in riduzione, la duration dell’ETF di Xtrackers che investe nei bond sviluppati rimane elevata e prossima a 7. Il mondo dei bond emergenti in valuta locale esprime oggi una duration di portafoglio simile ma con un rendimento a scadenza quasi doppio (6%) che in questi anni ha garantito all’ETF una buona tenuta e remunerazione di fisiologiche perdite in conto valutario.
Prospettive future
Naturalmente le prospettive per il futuro adesso sono diventato un po' più favorevoli alla componente bond statali dei Paesi sviluppati che possono offrire remunerazioni più alte rispetto a solo tre anni fa; ma quello che stupisce è stato anche il livello di volatilità non così tanto più bassa come ci si dovrebbe attendere da asset considerati più sicuri.
Sono gli effetti di una politica del tasso zero che ha mietuto vittime tra i bond holders e che ora con il dollaro debole potrebbe addirittura allargare il divario a favore di Paesi emergenti che otterrebbero un indubbio beneficio dalla riduzione degli oneri in conto interessi pagate sulle emissioni in valuta americana.
Considerare i bond emergenti in local currency come una componente non più marginale di un portafoglio obbligazionario non pare proprio più essere un’eresia.