Ancora ci mancava questa novità nel mondo degli ETF, ma l’ibrido è atterrato sul mercato. Per ETF ibrido si intende un ETF che replica un indice, ma a seconda della geografia interessata in parte lo fa a replica fisica e in parte a replica sintetica. La novità arriva da DWS che in partnership con Scalable Capital ha lanciato un ETF azionario globale.
Xtrackers Scalable MSCI AC World Xtrackers UCITS ETF annovera proprio nelle sue voci del regolamento la replica ibrida. L’obiettivo dell’ETF è naturalmente quello di replicare l’indice All Country World a un costo di 0,17% per anno comprese le spese di transazione interne al fondo.
La ricerca della maggior efficienza del portafoglio ha spinto un broker specialista come Scalable a studiare uno strumento che sfrutta la replica sintetica per posizionarsi sulle azioni emergenti e americane. Nel primo caso per avere costi più bassi, nel secondo per limitare gli effetti negativi della doppia tassazione dei dividendi.
Stiamo parlando di almeno tre quarti del portafoglio. Il restante invece segue la canonica struttura della replica fisica concentrata quindi sui mercati europei e giapponesi. Ma ci sono stati dei vantaggi nell’investire a replica fisica o sintetica su questi mercati negli ultimi 5 anni?
Per quello che riguarda la Borsa americana sembra di sì. Ad esempio, Invesco Msci Usa ha realizzato in 5 anni alla data del 20 dicembre 2024 una performance del 113% contro il 111% di Xtrackers Msci Usa a replica fisica.
Differenza che invece non si vede nel mondo emergente. Xtrackers Msci Emerging Market è cresciuto in 5 anni del 17%, mezzo punto in più rispetto al “sintetico” Amundi.
Differenza che ritroviamo anche in Europa dove il fisico è riuscito a sopravanzare il sintetico sull’indice Msci Europe (Xtrackers vs Invesco).
Infine, il Giappone dove il vantaggio del fisico sfiora 1 punto percentuale replicando l’indice Msci Japan (Amundi vs Invesco).
Perché la replica sintetica conviene?
Come prevedibile il grosso del vantaggio che arriva dalla replica sintetica ha la sua origine nel mercato americano per effetto di una minore tassazione dei dividendi. L’idea quindi di accorpare in uno strumento ibrido replica fisica su quei mercati dove la resa è stata maggiore, con replica sintetica non sembra essere cattiva.
Ovviamente saranno le future performance a decretare l’efficacia di questa strategia ibrida rispetto al 100% fisico o 100% sintetico. Ad oggi, sullo stesso indice, acquistare un ETF a replica sintetica avrebbe generato un plusvalore di circa 1,5% (Amundi vs iShares ACWI) confermando le indicazioni emerse dai singoli ETF analizzati per area geografica. All in one dovrebbe migliorare efficienza e comodità per l’investitore.