La domanda che molti investitori si stanno facendo oggi è questa. A cosa servono gli ETF inflation linked se poi non guadagnano quando l’inflazione è così alta?
Negli ultimi mesi l’investimento in strumenti gestiti come ETF e fondi che acquistano esclusivamente obbligazioni indicizzate all’inflazione (inflation linked bond) è andato per la maggiore. Affascinati dalla ricca cedola capitalizzata da strumenti di questo tipo che sfruttano il rialzo dell’inflazione a proprio vantaggio, tanti investitori hanno abbracciato un investimento che però si sta rivelando perdente. Perché?
Le performance in dettaglio
Prima di arrivare alla spiegazione di un fenomeno specifico per questo tipo di strumenti, specifichiamo che l’offerta attuale di ETF indicizzati all’inflazione europea è abbastanza ricca.
Escludendo ETF che cercano di replicare non l’inflazione che tutti conosciamo, ma aspettative di inflazione su certi tratti di curva dei rendimenti (come ad esempio un ETF di Lyxor), troviamo almeno 5 strumenti a replica passiva che fanno praticamente la stessa cosa con una capitalizzazione di mercato adeguata. Nell’esempio che segue prendiamo come riferimento l’ETF più capitalizzato (oltre 1,7 miliardi di euro) di iShares il cui costo è inferiore a 0,1% all’anno.
Torniamo alle motivazioni che stanno generando questa profonda delusione nell’andamento degli ETF inflation linked. Il motivo principale sta nella caratteristica di questi prodotti obbligazionari.
Per quello che riguarda gli ETF la politica di gestione prevede di replicare un indice specifico. Solitamente questo indice di riferimento è un paniere generico che raggruppa varie scadenze di bond indicizzati. Ad esempio l’ETF iShares Euro Inflation Linked Government Bond replica l’indice Bloomberg. Questo “vincolo” determina una duration di portafoglio, quindi la sensibilità del paniere di titoli obbligazionari al movimento dei tassi, particolarmente elevata. Nello specifico pari a 8.
Focus sulle aspettative di inflazione
Per come sono strutturati gli inflation linked bond, cedole nominali molto basse a cui si somma la rivalutazione costante del nominale e della cedola per l’inflazione, nel momento in cui i tassi di interesse salgono i corsi delle obbligazioni subiscono un ridimensionamento tanto più marcato quanto l’inflazione corrispondente è inferiore o superiore alle attese.
Se superiore a quell’inflazione che il mercato già incorpora nelle sue aspettative, e quindi nella valutazione del titolo, allora i bond inflation linked potrebbero compensare con il più consistente parametro variabile il ribasso generato dal movimento avverso sui tassi. Ottenendo un rendimento positivo.
Se invece l’inflazione attesa scende in un contesto di tassi di interesse nominali in rialzo si crea una specie di tempesta perfetta come quella a cui stiamo assistendo oggi sugli inflation linked. La parte variabile è più bassa e a loro volta le cedole nominali sono ridotte rispetto ai rendimenti di mercato. E i prezzi scendono.
Alla data del 15 novembre, la perdita da inizio anno per un ETF obbligazionario europeo inflation linked è superiore al 7%, comunque inferiore alla perdita (16%) accumulata da un ETF che investe in obbligazioni a tasso fisso europee come iShares Euro Core Government Bond la cui duration di portafoglio non è tanto diversa.
Ma forse il confronto migliore è quello che si fa a distanza di qualche anno dall’inizio dell’investimento per depurare il rendimento dalla inevitabile volatilità.
E così scopriamo che a 5 anni l’ETF che investe in obbligazioni a reddito fisso europee perde il 10% del suo valore. Perdita che in termini reali viene amplificata visto che i prezzi al consumo europei sono mediamente saliti del 3,3% in 5 anni per un cumulato del 18%.
Andiamo a questo punto a vedere cosa hanno combinato gli inflation linked bond a distanza di 5 anni. Scopriamo che l’investimento non è in perdita (+5%) ma in un lustro lo strumento non ha saputo contrastare gli effetti negativi dell’inflazione. E a distanza di 10 anni?
Nemmeno, visto che il guadagno total return dell’ETF è stato del 12% contro un’inflazione cumulata del 22%. Bene, ma non benissimo potremmo dire scoprendo una verità spesso trascurata da chi investe in strumenti obbligazionari di questo tipo.
Il risultato perfetto, ovvero il mantenimento del potere d’acquisto del denaro, si ottiene solo acquistando direttamente le obbligazioni inflation linked e mantenendole fino a scadenza sfruttando la rivalutazione del bond per quella che è l’inflazione vigente contestualmente all’incasso della cedola nominale e alla riduzione progressiva del rischio di duration.
Nel caso di strumenti gestiti questa linearità e soprattutto il raggiungimento perfetto dell’obiettivo non potrà mai essere realizzata per la rigidità insita nella politica di gestione dello strumento che prevede di mantenere costante la duration dell’investimento. L’obiettivo verrà avvicinato (in meglio o in peggio), ma non potrà mai essere centrato in modo perfetto.