Non vi sono dubbi: nel 2020, quando la pandemia da Covid-19 influenzava pesantemente le nostre vite, pochi avrebbero potuto prevedere che gli ETF obbligazionari a scadenza ultra lunga avrebbero registrato performance così negative, con perdite comprese tra il -30% e il -50%.
Tali flessioni, anche ipotizzando un mantenimento degli attuali livelli di rendimento, richiederanno diversi anni per essere recuperate, a meno di una repentina e marcata discesa dei tassi di interesse a lungo termine.
Alla pressione esercitata dal mercato si aggiunge, infatti, l’elemento penalizzante derivante dalla struttura stessa di questi strumenti. Gli ETF caratterizzati da scadenze 15+, 20+, 25+ e da duration estremamente elevate continuano a mostrare debolezza anche nel 2025.
La persistente stabilità (o risalita) dei tassi a lunga negli Stati Uniti - a differenza dell’Europa dove si registrano segnali di discesa - aggrava ulteriormente la situazione per gli ETF esposti a obbligazioni denominate in valute diverse dall’euro, come il dollaro. L’eventuale deprezzamento della valuta estera di riferimento, infatti, amplifica le perdite per gli investitori europei a cambio aperto.
L'ETF obbligazionario che ha perso quasi il 50%
L’ETF obbligazionario con la peggiore performance degli ultimi cinque anni è lo SPDR Bloomberg 15+ Gilt, focalizzato sul mercato britannico, che ha registrato un calo del 48%. Seguono gli ETF sui Treasury statunitensi, dove la versione hedged in euro ha performato peggio rispetto a quella a cambio aperto. Questo è dovuto non solo all’apprezzamento post-Covid del dollaro, ma anche ai costi di copertura, che hanno superato i 10 punti percentuali su base quinquennale.
L’iShares USD Treasury Bond 20+ EUR Hedged mostra un rendimento a 5 anni pari a -45%, mentre la versione a cambio aperto si attesta al -40%. Neppure i bond europei a lunga scadenza hanno offerto riparo. Malgrado i recenti segnali di ripresa, i rendimenti negativi di partenza collocano l’Amundi Euro Government Bond 25+ in una posizione ancora fortemente deficitaria, con un calo di oltre il 40% all’ingresso del secondo semestre 2025.
Chiude questa lista di ETF in difficoltà l’Xtrackers Japan Government Bond, con una perdita di poco inferiore al 40%, imputabile al contesto dei titoli di Stato giapponesi.
ETF obbligazionari: Il problema dietro le quinte
Il problema principale risiede nella meccanica di replica degli indici a duration ultra lunga. In fase di ribasso del mercato, quando le obbligazioni in portafoglio raggiungono una scadenza inferiore a un certo limite, l’indice impone la loro vendita per acquistare nuovi titoli con durata maggiore e, verosimilmente, rendimento più elevato.
Tuttavia, questa operazione avviene dopo che la perdita è già stata registrata, riducendo il capitale reinvestibile e compromettendo ulteriormente il potenziale di recupero. In assenza di un'inversione significativa dei tassi a lungo termine, il ritorno a livelli di prezzo pre-crisi per questi strumenti appare complesso e richiederà, con ogni probabilità, ancora molta pazienza.