Il mercato azionario del settore dei beni di lusso viene spesso citato come settore anticiclico. I ricchi non interrompono gli acquisti di prodotti di lusso solo perché c’è recessione o, peggio, dazi su scala globale. In realtà il mercato azionario non la pensava così ad aprile quando post Liberation Day di Trump, il settore era stato travolto da un fiume di vendite dopo aver avvicinato i massimi del 2021.
Si temevano blocchi nelle catene di fornitura con la maggior parte dei prodotti provenienti da impianti di produzione locati in Paesi emergenti dai quali vengono poi spediti per arrivare sui mercati occidentali.
Quel panic selling di aprile con il senno di poi si è rivelato una eccellente finestra di ingresso come possiamo apprezzare abbastanza facilmente osservando il grafico dell’unico ETF disponibile sul mercato che copre il tema del lusso.
ETF settore Lusso: confronto con un benchmark globale
Amundi Global Luxury è un ETF è nato a fine 2008 ma in realtà la sua vera storia nasce nel 2014. Con quasi 400 milioni di euro di masse amministrare sinteticamente replica l’indice S&P Global Luxury.
Protagonista di violenti drawdown, vedi ad esempio durante il Covid, il bear market del 2022 e ad aprile 2025, l’ETF si posiziona oggi agli stessi livelli di quattro anni fa.

Una lateralità delimitata in maniera puntuale dai massimi/minimi del 2021 e 2022 e che per il momento ingabbia l’ETF impedendo una qualsiasi forma di direzionalità.
A distanza di 1 anno il rendimento è comunque identico a quello di un azionario globale, ma già a distanza di 3 e 5 anni il divario si amplia. Dal 2022 sono 35 i punti percentuali di ritardo del lusso rispetto ad un benchmark globale. Dal 2020 quasi il 50%. Dal 2015, ovvero 10 anni, il ritardo accumulato dal lusso è di oltre il 60%. Una sottoperformance aggravata da una volatilità superiore.
Come specificato chiaramente nella scheda prodotto di Amundi andare oltre i 10 anni ha poco senso perché “tra il suo lancio il 19 novembre 2008 e il 17 febbraio 2014, l'obbiettivo d'investimento del fondo era di replicare il più esattamente possibile, l'andamento dell'indice MSCI Europe Insurance”.
Fermandoci però a questo orizzonte temporale è innegabile la sottoperformance rispetto ad un benchmark globale. Il lusso insomma non ha offerto un extra rendimento a chi ha scommesso su di esso.
Con circa 80 titoli l’ETF vede nei primi 10 quasi il 60% dell’esposizione con Stati Uniti e Francia a fare la parte del leone con quasi il 60% dell’intero paniere. L’Italia occupa circa il 9% (quasi completamente presidiato da Ferrari).
Un tema anticiclico interessante, ma che non ha mai offerto una remunerazione aggiuntiva rispetto al mercato globale negli ultimi 10 anni. Quando tornerà dunque il momento di investire nel lusso? Graficamente un ritorno sui minimi di aprile sarebbe l’ennesima finestra favorevole per ricominciare ad accumulare, oppure solo una definitiva rottura rialzista dei massimi storici indicherebbe che per il lusso è arrivato il semaforo verde da parte del mercato. Per il momento wait and see.