Questo è quello che emerge analizzando due ETF che operano nel settore dei REITS americani ed europei, anche se parlare di REITS nel mondo europeo non è esattamente corretto. Ma lo vedremo tra poco.
Negli ultimi 12 mesi, caratterizzati da un picco nei tassi di interesse e poi dall’avvio di una fase di easing monetario sia da parte della BCE che della FED, gli ETF attivi nel settore Real Estate americano hanno fatto decisamente meglio di quelli esposti all’immobiliare europeo.
Il +13% di iShares Us Property Yield si contrappone al -1,5% dell'iShares European Property Yield, il tutto a parità nel rendimento da dividendo che nell’ultimo anno è stato pari al 3,8% per entrambe.
ETF Real Estate USA contro Europa: due velocità negli ultimi 5 anni
Dopo il crollo del 2022 di quasi il 20%, l’ETF sul mercato immobiliare americano ha recuperato il 7% nel 2023 e oltre il 17% in questo anno. Negli ultimi 5 anni il guadagno rimane comunque modesto e pari al 23%. Come vedremo però decisamente migliore di quello dell’equivalente ETF europeo.
Composto da società immobiliari e veicoli REITS (la parte dominante), le prime 10 aziende del paniere coprono il 50% del portafoglio, imprese che possiamo definire nella maggioranza dei casi (oltre l’80%) large cap con una capitalizzazione superiore ai 10 miliardi di dollari. Prologis con il 10% di peso la società americana più importante.
Tornando nel Vecchio Continente, il calo più drammatico dell’ETF europeo nel 2022 (-37%) è stato caratterizzato da un rimbalzo più vigoroso nel 2023 (+18%) e da un progresso più modesto nel 2024 che però ancora non è riuscito a riportare in positivo il bilancio a 5 anni. Se per l’America è +23%, per l’Europa è -23%.
Anche in questo caso abbiamo una dominanza delle prime 10 società presenti in portafoglio con un peso che sfiora il 60% e con la tedesca Vonovia a prendersi ben il 16% della torta.
Germania, Francia, Svizzera e Svezia sono i paesi dominanti all’interno dell’ETF che a differenza del gemello americano solo per un terzo è rappresentato da REITS mentre il resto sono società immobiliari. Anche in termine di capitalizzazione solo il 25% sono large cap, il resto è rappresentato da mid e small cap spiegando anche la maggiore volatilità dell’ETF.
Due ETF con performance profondamente diverse nel lungo periodo e differenti nella composizione e nelle caratteristiche. Elementi di cui tenere conto quando si decide di avere un’esposizione sui mercati immobiliari tramite ETF che, come sempre, è importante conoscere nei dettagli leggendo con attenzione KID e schede mensili messe a disposizione dai provider.