Sale l’interesse degli investitori per il tema idrogeno. Con lo sbarco a Piazza Affari di un nuovo ETF di Invesco che investe nel mondo dell’idrogeno salgono a cinque gli strumenti quotati con un buon volume di capitalizzazione per almeno un paio di questi.
Global X, VanEck, BNP e L&G sono gli altri attori presenti oggi sul mercato, con gli ultimi due che superano ormai l’anno di storia e la capitalizzazione superiore ai 100 milioni di euro. Per L&G i volumi in gestione hanno superato addirittura i 500 milioni di euro.
I costi degli strumenti sono praticamente allineati attorno ai cinquanta centesimi di euro all’anno, in linea con i prezzi di altri tematici presenti sul mercato.
Idrogeno sotto i riflettori con la guerra Russia-Ucraina
Chiaramente l’idrogeno è tornato d’attualità con la crisi del gas in Europa e il blocco delle forniture russe. Alle tradizionali energie rinnovabili come solare, eolico e nucleare, negli ultimi tempi si è fatto sempre più dirompente il fenomeno dell’idrogeno come possibile fonte alternativa per compensare la mancanza di gas russo.
La transizione energetica passa anche dall’idrogeno e nel pacchetto di aiuti del governo italiano mirati al taglio dei consumi energetici e alla decarbonizzazione dei processi produttivi approvato di recente, l’uso di fonti alternative come l’idrogeno rinnovabile e ellettrolitico nel processo industriale rappresenta una delle opzioni che possono garantire l’accesso ai fondi.
La Commissione Europea ha stimato investimenti tra i 180 e i 470 miliardi di euro da qui al 2050 per promuovere e rendere efficiente la produzione di idrogeno verde, ovvero ottenuto da fonti energetiche rinnovabili. Un mercato mondiale che, secondo un’analisi condotta nel 2021 da BluWave Consulting, potrebbe arrivare a valere 6,8 miliardi di dollari entro il 2027. Considerando quello che è successo dopo, ovvero la guerra tra Ucraina e Russia, le stime sono sicuramente da rivedere al rialzo.
I due ETF più capitalizzati sull'idrogeno
Ma andiamo a vedere come si sono comportati i due ETF più capitalizzati presenti oggi sul mercato italiano.
L&G Hydrogen Economy e VanEck Hydrogen Economy hanno raccolto all'11 novembre 2022 una performance annua rispettivamente del -25 e del -27 per cento. Una performance deficitaria se confrontata con l’andamento di un ETF azionario globale che perde l'8%.
L’ETF di L&G ha una esposizione globale come l’ETF di VanEck. Gli Stati Uniti pesano per il 30% seguiti da Giappone, Corea e UK al 10%. Un po' diversa la composizione geografica di VanEck con il 40% di Usa seguito da 15% Uk e 10% per Norvegia e Francia.
Anche il numero di componenti dei due ETF è simile e come spesso accade per ETF tematici, poco numeroso. Secondo le ultime due schede mensili le azioni presenti non superano le 30 unità. Differenze però si ravvisano nei pesi delle singole società. L&G adotta un approccio equipesato; infatti ai primi quattro posti troviamo Bloom Energy, Nel, Orsted e Plug Power con pesi nell’intorno del 5% per ciascuna. Più concentrati i pesi per VanEck. Plug Power pesa ad esempio per il 15% del portafoglio seguita da Bloom Energy al 11% e Nel al 8%.
Secondo la logica della diversificazione e visto il ridotto numero di società l’ETF di L&G risulta sotto questo aspetto preferibile.
Un tema quindi di stretta attualità quello dell’idrogeno. Le aspettative sono alte e gli investimenti pubblici e privati sembrano aver trovato nella crisi del gas la scusa buona per prendere una strada che promette di cambiare il mix energetico mondiale dei prossimi anni. Gli strumenti per investire adesso ci sono.