In un precedente articolo abbiamo celebrato la stagionalità favorevole che a dicembre caratterizza le performane delle obbligazioni emergenti (ETF: dicembre, il mese dei Bond emergenti), ma c’è una asset class molto simile per profilo di rischio e qualità del rating sottostante che nell’ultimo mese dell’anno si comporta solitamente molto bene. Stiamo parlando delle obbligazioni high yield, ovvero quei bond che fanno parte della categoria dei corporate non investiment grade, quindi con qualità del credito non particolarmente elevata.
Diverse sono le possibilità offerte all’investitore che vuole investire in questo comparto, sia di carattere geografico che di durata.
Mi concentrerò nello specifico sullo strumento che ovviamente è più utilizzato a livello mondiale, ovvero l’ETF che replica un indice di obbligazioni junk bond emesse in dollari americani. iShares iBoxx $ High Yield Corporate Bond è lo strumento ideale per capitalizzazione e per compiere valutazioni con adeguata profondità storica.
Come si comporta l'iShares iBoxx $ High Yield Corporate Bond a dicembre?
Cominciamo dalla stagionalità quindi. Nell’80% delle rilevazioni delle ultime tre decadi otto volte su dieci l’ETF sale mediamente di una percentuale del 1,3%.
Presente anche sul mercato italiano in versione accumulazione e distribuzione, questo ETF (qui la pagina dedicata sul sito Forecaster.biz iShares iBoxx $ High Yield Corporate Bond ETF) ha una storia sul mercato europeo che ci permette di andare indietro fino al 2011. Presente anche in versione ESG e Eur hedged, l’ETF iShares Usd High Yield dal lancio porta a casa oltre il 120% di performance che diventa il 22% negli ultimi 5 anni. Grazie alle scarse tensioni ravvisate nel mondo del credito e a una duration strutturalmente non elevata, la tempesta sui bond non è stata così devastante sull’ETF che investe in obbligazioni spazzatura.
Ovviamente focalizzato sulle emissioni in dollari americani (le emissioni statunitensi rappresentano però il 70%), questo ETF ha garantito un flusso di reddito ai suoi possessori sempre superiore al 4,5% del prezzo pagato all’acquisto dal 2019 in avanti.
HYG, questo il ticker di uno degli strumenti passivi più scambiati sul mercato, è quotato anche sul mercato americano e in dollari ha offerto negli ultimi 10 anni un rendimento annuo al netto delle commissioni del 3,1% (4,4% dal lancio). Le stesse performance trasformate in euro dicono 2,9% annuo negli ultimi 10 anni.
Con un livello di spese correnti di 0,5% all’anno, il rendimento attuale a scadenza dei bond inclusi nel paniere (7,7%) continua ad essere storicamente non così elevato quanto a premio per il rischio se rapportato ai titoli di stato americani. Per premio per il rischio si intende la differenza di rendimento tra un sicuro titolo di stato e un paniere di obbligazioni non statali, in questo caso corporate ad alto rendimento.
La duration effettiva, come detto, è di circa 3,5 anni e questo garantisce una certa impermeabilità alle oscillazioni dei soli tassi di interesse. La qualità del credito per il 65% del portafoglio è concentrata su emissioni rating BB in una distribuzione settoriale decisamente varia che vede in doppia cifra percentuale quanto a peso i settori beni di consumo, energia, non ciclici e comunicazioni.
Un aspetto non irrilevante quando si acquistano strumenti di questo tipo sono le correlazioni. Alte con il mercato azionario americano e mondiale superando a 10 anni quota 0,8. Molto più modesta la correlazione con i bond statali a lunga scadenza (0,2) confermando la natura equity dell’asset class high yield.
In conclusione, possiamo dire che il mese di dicembre si presenta storicamente favorevole al cosiddetto investimento obbligazionario a spread, emergenti e high yield bond. Attenzione però alla natura volatile della classe di investimento ben correlata con l’azionario e quindi priva del requisito di maggiore diversificazione e soprattutto decorrelazione che dovrebbe fornire uno strumento obbligazionario.