Il mercato obbligazionario emergente ha ripreso qualche posizione dopo gli scrolloni pesantissimi degli ultimi tempi quando il rialzo dei tassi americani ha fatto danni su tutti i prodotti a lunga duration. Compresi quei bond emergenti da sempre misurati dagli operatori come convenienti o meno sulla base del differenziale di tasso espresso rispetto ai Treasury decennali.
Tra poco analizzeremo proprio l’andamento di questa importante asset class obbligazionaria, ma prima può essere utile una rapida escursione nel mondo dei Lazy Portfolio americani per capire se e dove i bond emergenti trovano spazio.
Burton Malkiel, il celebre autore di “A spasso per Wall Street” ritaglia uno spazio nei suoi portafogli dedicati agli investimenti per ciclo di vita. Ad esempio, nel “Late Sixties and Beyond” il 9,5% è dedicato ai bond emergenti, mentre nei Mid Fifties il peso scende al 7,5% fino a scivolare al 4% nei Mid Twenties (Guru Monitor - Il portfolio dei migliori trader al mondo).
Tra gli altri portafogli Lazy solo il robo advisory Betterment inserisce i bond emergenti nei suoi portafogli modello. Nel Robo Advisor 50, ben il 10% del portafoglio va in reddito fisso emergente per scendere al 3% nel Robo Advisor 10 (il numero sta per peso azionario ed è ovviamente crescente all’aumentare della tolleranza al rischio dell’investitore).
ETF Bond Emergenti: rialzi in quasi il 90% dei casi a dicembre
EMB, ovvero l’ETF iShares JP Morgan USD Em Mkts Bond è il più celebre ETF quotato, con masse amministrate imponenti e un ritorno medio annuo negli ultimi 30 anni dell'8,5% con una volatilità di quasi il 13% (dati in valuta USD).
Questo significa che 1 dollaro investito nel 1993 si sarebbe oggi trasformato in 11,6 dollari. La volatilità ha però un impatto notevole visto che utilizzando delle rilevazioni rolling decennali i rendimenti hanno oscillato da zero a 19%. Un vantaggio tutto accumulato nei decenni precedenti visto che l’ultima decade inchioda a un misero 1,4% il rendimento annuo composto delle obbligazioni emergenti che, aggiustato per l’inflazione (americana), diventa negativo e pari a -1,3%.
Il recupero generoso dell’ultimo anno non è però ancora stato sufficiente a rendere positiva la performance a 5 anni per chi ha investito nell’equivalente europeo a cambio coperto. Meglio per chi ha lasciato aperto il rischio che archivia a fine novembre un bilancio di +8%. Il dividend yield dell’ETF è ovviamente importante e pari al 4% nel 2022.
Storicamente la correlazione dell’ETF che investe in bond emergenti è prossima a 0,8 verso le obbligazioni corporate investment grade e high yield negli ultimi 10 anni. Questo conferma la scarsa utilità che può avere una convivenza di high yield ed emerging bond in portafoglio amplificando solamente il rischio in egual misura.
L’aspetto interessante del mese di dicembre è che per questa asset class l’ultimo mese dell’anno è il migliore. Dal 1985 nell’87% dei casi l’ETF è salito con una media di guadagno del 2,2% (per osservare la stagionalità degli strumenti finanziari è possibile visitare il sito Forecaster.biz). Nel 2007 il risultato migliore (+17%), il peggiore nel 2014 (-2,7%). Una buona notizia per chi sta pensando se cominciare ad accumulare obbligazioni appartenenti ai paesi emergenti dopo le forti delusioni degli ultimi tempi.